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L'arte contemporanea a Punta della Dogana

di Silva Menetto

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3 GIUGNO 2009
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Sono giorni unici e irripetibili questi per Venezia, che si avvicina a grandi passi all'apertura della 53esima Biennale d'Arte ma non solo.
Nello spazio di una settimana, sta accadendo quanto non è accaduto in interi decenni. Profondi interventi di restauro firmati da alcune tra le più note archi-star del mondo, stanno restituendo alla città degli spazi magnifici e inutilizzati.
E' accaduto per i Magazzini del Sale con il nuovo Museo Vedova; con Ca' Giustinian, nuova sede della Biennale sul Canal Grande; soprattutto con la Punta della Dogana, splendido edificio seicentesco che Tadao Ando ha magistralmente recuperato per ospitarvi la collezione di arte contemporanea di François Pinault.

Un restauro che ha del miracoloso (13 mesi di cantiere, 300mila ore di lavoro, nessun infortunio e una spesa complessiva di oltre 20 milioni di euro) e che è di una bellezza tale da mozzare il fiato.
Monsieur Pinault non se ne avrà a male se alla fine si parlerà molto più del contenitore che del contenuto, perché Tadao Ando, col suo fare minimalista, è riuscito a sposare in maniera perfetta i vecchi muri e la struttura delle travi a vista dell'antico edificio veneziano con il grande cubo centrale in calcestruzzo, il cuore pulsante della struttura.

Punta della Dogana diventa così la seconda tappa dell'iter artistico-veneziano di Pinault, che ora può contare su due sedi diverse ma complementari per creare un percorso espositivo unico, da una parte all'altra del Canal Grande. "Un tributo all'arte contemporanea e alle giovani generazioni - come ha detto lui stesso - da Venezia dobbiamo guardare lontano, molto lontano". E secondo Francesco Bonami (curatore della mostra, assieme ad Alison Gingeras) lo dobbiamo fare con
lo stesso stupore che ha negli occhi il ‘Ragazzo con rana' di Charles Ray, la statua che sta sulla punta estrema del museo, davanti al bacino di San Marco. Come questo novello Huckleberry Finn, che guarda la rana appena acchiappata come qualcosa di sconosciuto e meraviglioso, così i visitatori devono approcciarsi all'arte contemporanea.
"Mapping the studio", l'esposizione inaugurale di Punta della Dogana, non è altro che un dialogo tra opere e artisti di generazioni e stili diversi, che dà vita a contrasti anche forti tra l'atmosfera rilassante della sede e i contenuti a volte sconcertanti di alcune opere, dal cavallo con la testa conficcata nel muro di Cattelan alle orge di violenza delle miniature naziste dei fratelli Chapman. Trovano un loro spazio ideale anche i ritratti di Cindy Shermann, Jeff Koons, Paul McCarthy, a fianco di moltissimi giovani emergenti.
I 10 pannelli di Cy Twombly, coloratissimi, che riempiono un intero salone di Punta della Dogana, ci rimbalzano a Palazzo Grassi, dove sono
esposti altri Twombly, altrettanto sorprendenti. Nel Palazzo che fu degli Agnelli ritroviamo anche i fratelli Jake & Dinos Chapman, questa volta alle prese con 80 incisioni che richiamano Goya. E l'immenso affresco di Takashi Murakami, commissionato dallo stesso Pinault; e Fontana, Pistoletto, Lo Savio, Richard Prince, Lozano, Stingel, Tinguely e ancora Paul McCarthy.
Ma a Palazzo Grassi, nonostante la sede somigli ad un classico museo, tutto accelera, si riempie di suoni e colori in un ritmo serrato. E il confine tra arte e mercato si fa più labile.
Abbandonati gli spazi silenziosi e algidi della restaurata Dogana, si rientra in un circuito già visto, dove la collezione Pinault fa bella mostra di sé, tra alcune certezze e molte scommesse.

«Mapping the Studio: Artists from the François Pinault Collection»
Punta della Dogana e Palazzo Grassi - Venezia
Ingresso: 20€ per la visita dei 2 siti.
Il biglietto d'accesso per i due siti è valido tre giorni
Orario: dalle 10 alle 19. Chiuso il martedì
Catalogo: Beaux Arts Editions
Infoline : 199 139 139
www.palazzograssi.it

3 GIUGNO 2009
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