Più che la buona novella, la buona norma. Ovvero musica e diritto secondo Fabrizio De André. L'Ordine degli Avvocati di Genova studia il "repertorio giuridico" del grande Faber scomparso dieci anni fa. Accadrà domani sera, in occasione dell'incontro estivo conviviale dei principi del Foro. Cena al lido e, nel frattempo, dodici brani dell'indimenticato poeta-cantautore eseguiti dalla band ligure "Le quattro chitarre", preceduti dal commento tecnico dell'avvocato Stefano Betti.
Qualche anticipazione? Ne "Il testamento di Tito" «troviamo un parallelo tra il diritto divino e quello degli uomini»; "La ballata del Miché" «porta a riflettere sulla severità della condanna e sulla privazione degli affetti subiti dai carcerati nonché sull'articolo 27 della Costituzione italiana, "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità"». E "Bocca di Rosa"? «A seguito di istanze ed esposti sul furto d'amore - spiega Betti -, equiparata a un consorzio alimentare, non evita l'azione della Polizia giudiziaria, che avrebbe anche un cuore, ma quando è in alta uniforme non può sottrarsi al dovere giuridico». E ancora: se "Geordie" è «un altro punto di vista sul bracconaggio», "Via del campo" «affronta un tema sempre attuale, la lotta alla prostituzione o la sua legalizzazione», mentre "Disamistade" «presenta faide di paese nell'impotenza dell'autorità della civiltà giuridica».
Il diritto non era un estraneo in casa De André. Fabrizio ne aveva respirato l'aria: qualche esame come studente di giurisprudenza e poi il legame con il fratello Mauro, avvocato d'affari mancato nel 1989, a cui ora è dedicata persino una fondazione. L'Ordine degli Avvocati di Genova, presieduto da Stefano Savi, ha raccolto così l'originale idea di Betti e altri più giovani colleghi. L'incontro di domani sera si concluderà con "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers": «perché non solo gli avvocati presentano le parcelle per i loro servizi».