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I feroci estremisti mettono in guardia Robespierre il vecchio. «Tuo fratello non è più lo stesso!»; non condivide più la nichilista foga giacobina. Non ci sarà tempo per nessuno dei due fratelli, né per Maximilien, né per il «piccolo» e mite Augustin Bonbon. Il 28 luglio 1794 la reazione di Termidoro condanna a morte l'Incorruttibile e lo manda verso la ghigliottina ormai padrona della Rivoluzione.
Gli storici del tempo – e Luzzatto sembra concordare – ritenevano che la ragionevolezza di Bonbon, e perfino la immeritata fama di «fratello sciocco», gli avrebbero salvato il collo. Qui invece, con un ulteriore colpo di teatro che ne rende la figura, così poco nota, ancor più affascinante, Augustin Bonbon Robespierre, si alza nella bolgia cui si è ridotta la Convenzione nazionale nella sala delle Tuileries e urla: «Io sono altrettanto colpevole di mio fratello: ne condivido le virtù. Chiedo il decreto di accuse anche contro di me». I Termidoriani non se lo fanno ripetere e lo arrestano. Da lì a poco, dopo attentati e tentativi di suicidio, i due fratelli sono giustiziati. Resta viva la sorella Charlotte, che per salvarsi a lungo accusa Maximilien e Bonbon di ogni nefandezza salvo poi, quando i giorni del sangue sono lontani, riscattarnela memoria in una lunga confessione al repubblicano Laponneraye.
Rompendo il silenzio su Bonbon e la sua effimera reazione contro il Terrore che pure aveva contribuito a scatenare, Luzzatto si chiede con arguzia come mai manchi una definitiva biografia del fratello minore Robespierre. Perché le scuole nemiche del giacobinismo non vogliono nessuna crepa nel monolite del totalitarismo rivoluzionario e invece la classica scuola francese affascinata dal mito fondante della Republique non può ammettere contraddizione umana e politica tra i due fratelli. Se già nei giorni del sangue si riconosceva l'orrore politico, allora anche l'Incorruttibile avrebbe potuto riflettere, come Bonbon. Non ci sono forze assolute nella Storia, solo esseri umani, cultura e natura. La compassione di Luzzatto coinvolge il lettore e lo commuove a sua volta. Nel fanatismo, ieri come oggi, nella ferocia, militare e politica, non c'è destino ineludibile.Sono le scelte degli uomini che intrecciano e distruggono fato e sentimenti. Augustin Bonbon Robespierre appare così come un personaggio fragile e lucido, trascinato dagli eventi del tempo, risoluto a non perdere umanità e buon senso. Quasi sempre questa scelta condanna all'oblio,all'irrisione, allo scherno: quasi mai impedisce di essere ricordati con dignità.