«Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia» (edizioni Becco Giallo), di Marco Rizzo (sceneggiatura) e Lelio Bonaccorso (disegni), racconta la vicenda umana e politica di Giuseppe «Peppino» Impastato nell'ultimo anno della sua vita, il 1978, quando viene assassinato per mano della mafia. Una «punizione» esemplare per i suoi coraggiosi attacchi pubblici al boss Gaetano Badalamenti. Nella trasmissione satirica «Onda Pazza», in onda sull'emittente di Cinisi «Radio Aut», Peppino Impastato usa l'arma dell'ironia e dello sfottò, come un giullare che mette a nudo ciò che tutti vedono ma che nessuno ha il coraggio di denunciare. Gira sfacciatamente il dito nella piaga delle infiltrazioni mafiose nel comune di Cinisi e nei retroscena dell'ampliamento dell'aeroporto di Palermo. Dalle frequenze della piccola emittente privata, fa nomi e cognomi di mafiosi e politici coinvolti e, soprattutto, di Tano Badalamenti, o «Tano Seduto», come lo chiama beffardamente Impastato. L'attacco è come una firma sulla propria condanna a morte. Impastato lo sa ma non indietreggia, preoccupato solo che il fratello Giovanni non sia coinvolto in ritorsioni.
La vendetta della mafia non tarda ad arrivare. Peppino Impastato viene ucciso nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978. Gli assassini tentano di mascherare l'omicidio con una messinscena tesa a dimostrare come Impastato fosse saltato in aria mentre preparava un attentato alla ferrovia locale. Le forze dell'ordine inizialmente danno credito a questa versione, ma poi le certezze si sgretolano fino al riemergere della verità, con la condanna all'ergastolo per Badalamenti nel 2002.
La sceneggiatura di Rizzo – già all'opera su «Ilaria Alpi. Il prezzo della verità», sempre per Becco Giallo – è efficace e appassionante, oltre che molto ben documentata; colpisce inoltre l'espressività e la freschezza dei personaggi tratteggiati da Bonaccorso. Attraverso una narrazione essenziale, tanto nei testi quanto nel segno grafico, si può leggere anche la contraddizione beffarda e atroce dell'antagonista, Tano Badalamenti che, pur di mantenere il potere, si riduce a vivere in un patetico casolare consono più a un eremita che a uno degli uomini più potenti e temuti della Sicilia di allora. Ma emerge soprattutto l'umanità di Peppino Impastato, il suo amore per la vita, l'intuizione della forza dell'irriverenza e dello sberleffo contro la prepotenza più gretta. Come se la mafia tutto potesse tollerare, tranne l'irrisione.
Il volume ha vinto il Premio Siani 2009 a Napoli ed è candidato al Premio Boscarato a Treviso per la miglior sceneggiatura.
«Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia»
di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso
128 pagine – 14 euro
Becco Giallo