"Se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è ancora di sinistra". Nell'eterno gioco-canzone Destra sinistra, Gaber aveva messo anche quel capolavoro del gusto pop che è la Nutella, simbolo di più generazioni. Quella crema targata Ferrero ha spalmato ben 45 anni di storia italiana, anche al cinema. E già, perché non c'è mica solo Nanni Moretti e il suo alter ego Michele Apicella con il suo barattolone gigante di Bianca. Era il 1984, e quella delizia era da poco maggiorenne, la crema gianduia aveva compiuto 20 anni. Con il regista più impegnato, con quel cineasta che stava smontando gli stereotipi di una sinistra borghese e di una gioventù idealista e un po' fanfarona, la Ferrero entrava nell'immaginario collettivo in maniera prepotente, con quel marchio storico che sarebbe stato, in un libro, persino declinato in latino maccheronico da Riccardo Cassini (Nutella, Nutellae). Vent'anni dopo arriverà un libro di Gigi Padovani, Nutella-un mito italiano, che ci consentirà di scoprire la golosa debolezza di dive del grande schermo più o meno insospettabili. Monica Bellucci, Juliette Binoche, Francesca Neri, Julia Roberts, un poker di donne che neanche un kolossal potrebbe permettersi, o quasi. E quella di Juliette, peraltro, è un'adesione più che qualificata se si pensa che supera persino Johnny Depp e le delizie del suo Chocolat, in cui era un'apprendista cioccolataia.
E se compare sulle tavole della colazione, furtiva, in alcune nostre commedie nostalgico-giovanilistiche, la Nutella finisce persino in sceneggiatura. Si pensi a I laureati, film cult che lanciò il regista e attore Leonardo Pieraccioni: "Vogliamo stare tutta la vita a rimpiangere la Nutella?" fu una delle battute più riuscite di quel successo. Ed è un peccato che l'altro peccato di gola della casa Ferrero- a proposito, con la Nutella fa colazione anche la nostra nazionale di calcio campione del mondo- i cioccolatini in carta dorata che scompaiono appena aperti, i Ferrero Rocher, non abbiano avuto la stessa visibilità. Forse perché era già un film quella pubblicità mitica di Ambrogio, la signora (in giallo) e il "languorino" che ha visto parodie anche sullo schermo. Troppo ingombrante quella storia d'amore (mai espresso) e dedizione e quella montagna di delizie che uscivano da qualsiasi anfratto della limousine.
Eppure i cioccolatini pralinati sono protagonisti di una bella e inusuale foto: Oliver Stone e Roman Polanski, nel 2008, che a Torino mangiano golosamente i mitici Ferrero Rocher (per poi gustare, dopo, anche altre specialità della Casa). La casa di Alba, infatti, era sponsor del festival sabaudo e, guarda un po' i corsi e ricorsi storici, alla direzione c'era proprio Nanni Moretti.
Ma la Ferrero è di tutti, e quindi sposa anche i registi più popolari: la dolce apparizione in 2061 dei Vanzina è seconda, per goloso piacere, solo ad Andrea Osvart. E da vera fantasista, appare persino ne L'allenatore nel pallone 2. Con il marchio Estathé.
E seppure questi ultimi esempi rientrano in una strategia attenta e sobria di product placement, il tutto conferma solo come i marchi della casa piemontese rimangano icone commerciali e non solo e che il cinema, pur restio a marchiarsi con pubblicità o riferimenti espliciti, come tali li tratta. E se noi abbiamo cominciato questo gioco "enigmistico", questa ricerca può essere condivisa e proseguita da cinefili e buongustai. Buona fortuna e buon appetito.