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Caro Twitter, ti racconto

di Serena Danna

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14 novembre 2009
I vostri nano-racconti

La scrittrice Michela Murgia alle prese con il suo primo tweet, ha sudato freddo tutto il pomeriggio. «Non credevo fosse così difficile», dice l'autrice di Accabadora, chiedendo qualche minuto in più per completare il racconto. Ivan Cotroneo, co-sceneggiatore del film La Prima linea, ha definito la prova un incubo, mentre Giuseppe Genna, alla faccia delle 623 pagine del suo Hitler, dichiara che ormai è abituato a pensare in formato bonsai.
La giovane letteratura italiana ha superato la prova Twitter. Da Veronica Raimo a Gianluigi Ricuperati, da Christiano De Majo a Peppe Fiore e Mattia Signorini, abbiamo chiesto a scrittori - fruitori di una mediasfera che mette insieme con disinvoltura Ovidio e Facebook - di scrivere per il Sole 24 Ore un racconto in 140 caratteri.
Adesso tocca ai lettori. Le regole sono semplici: comporre testi originali e ricordarsi, come amava ripetere il regista Jean-Luc Godard, che «ogni storia ha un inizio, una parte centrale e una fine, anche se non necessariamente in successione». Tutto in 140 caratteri spazi inclusi.
Scrivete il racconto e inviatecelo. I migliori, scelti a insindacabile giudizio della redazione, verranno pubblicati insieme a quelli degli scrittori, sulle pagine della Domenica.
La settimana scorsa è stata La Feltrinelli a lanciare un concorso analogo, ma a scommettere davvero sul sito di microblogging più popolare del momento è l'inglese Penguin, che ha pubblicato agli inizi di novembre il volume Twitterature: The World's greatest books retold through Twitter, opera degli studenti universitari Emmett Rensin e Alexander Acirman, che hanno riassunto in 140 caratteri 75 classici, dall'Inferno di Dante all'Ulisse di James Joyce. «È un libro spensierato, ironico e intelligente», racconta l'editor Will Hammond. Un modo per «canzonare i classici e celebrarli allo stesso tempo», e per riflettere sul linguaggio di Twitter: «riduttivo, crudo e narcisista».
Per Hammond non è l'inizio di un nuovo genere: «Il libro richiama il pastiche e si nutre di satira».
Con buona pace dei surrealisti e degli esercizi di stile di Raymond Queneau, già Ernest Hemingway usò la brevità come vincolo di prosa con la celebre frase For sale: baby shoes, never worn (Vendesi: scarpine per neonato, mai indossate), che - leggenda vuole - nacque dalla scommessa di riuscire a scrivere un racconto in sei parole.
Dalle scarpine ai racconti in formato Twitter, è successo di tutto: libri-sms, tweet che ispirano serie Tv (come è successo al ventinovenne Justin Halpern: la Cbs trasformerà i suoi cinguettii sul padre brontolone in un serial), romanzi lanciati giorno per giorno su Twitter (The French revolution del californiano Matt Stewart) e opere d'arte nate dai consigli dei follower: vedi l'illustratrice inglese Johanna Basford.
Ma anche gli editori più aperti al 2.0 restano cauti: Elido Fazi, a capo della Fazi Editore, dice: «Scommettere su Twitter è prematuro, ma siamo molto concentrati sulle potenzialità dei social network». Nicola Lagioia della Minimum Fax è secco: «Correre dietro alle novità tecnologiche è un'ossessione dei nostri tempi: quando fu inventato il telegrafo, Charles Dickens si mise a scrivere imitando lo stile dell'apparecchio?». A Isbn, invece, non hanno pregiudizi: «Tutto è letteratura: 5mila pagine, un sms, un tweet- dice Massimo Coppola -; l'importante è il contenuto».
Kylee Doust, agente di scrittori di successo come Niccolò Ammaniti e Federico Moccia, spiega l'impatto che i social network stanno avendo sugli aspiranti scrittori: «Sintetizzano sempre di più e sono molto più concentrati sul trovare una frase ad effetto piuttosto che sul costruire un'opera robusta».
Dal mondo degli autori la curiosità è maggiore ma si resta freddi: Giuseppe Genna, mente del progetto Sveltopedia.com, una Wikipedia in formato Twitter, dice: «Sono interessanti operazione di infotainment e mobilitano la discussione». Più scettico Emanuele Tonon, che del rapporto complesso tra autore e web ha fatto l'argomento del suo racconto: «Parlo attraverso uno schermo come dietro una grata di confessionale - scrive - Una volta prete, un'altra umiliato. Ora, dimmi chi sono. Chi sei tu».

serena.danna@ilsole24ore.com
http://twitter.com/24people

Partecipa al gioco, scrivi il tuo racconto in 140 battute. Storie più lunghe non saranno accettate.

14 novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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