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E tuttavia, c'è anche una certezza non negativa nel libro: «La fine non è una fine», se calata in una storia familiare che, nonostante tutto, è riuscita a perpetuare la stirpe. E a rimandare ad altre storie.
Dicevamo dell'intonazione epico-lirica, rafforzata dall'originale contrasto-connubio fra il vecchio e il nuovo. Da un lato, la base di una scrittura realistica di netta impronta verghiana (voce narrante impersonale, frequenza del discorso indiretto libero, proverbialità popolare); dall'altro improvvise accensioni e accelerazioni liriche (si vedano ad esempio l'inizio e la fine del romanzo) a creare pathos e attesa. Lo stile è l'uomo, diceva Buffon. E il Fois di Stirpe ha un grande stile.
Marcello Fois, «Stirpe», Einaudi, Torino, pagg. 250, € 19,00