ILSOLE24ORE.COM > Notizie Cultura e Tempo libero ARCHIVIO

Cesare riformò persino l'abc

di Alessandro Schiesaro

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
8 novembre 2009

«E quindi si dedicò a riformare lo Stato». Svetonio conclude così la narrazione delle vicende che portano Cesare al dominio assoluto in Roma e aprono un'intensa stagione di riforme interrotta in pochi anni dalla morte. Promuove importanti programmi di opere pubbliche, vara provvedimenti legislativi, interviene sulle finanze pubbliche, in tutto questo, in fondo, non diversamente da altri leader prima e dopo di lui. Insolite e addirittura eccezionali sono piuttosto le sue iniziative nel settore culturale, fondamentali per la formazione di un mito che trascende la dimensione storica e politica e che continua ad affascinare: lo testimoniano ora il ricco Companion oxoniense e un recente convegno internazionale.

In un clima fervido di curiosità, aspirazioni intellettuali, riflessioni sul metodo, Cesare procede su diversi fronti ma con una visione nitida e coerente. Riforma anzitutto il calendario, chiamando da Alessandria Sosigene e altri studiosi cui affida il compito di rimediare a una situazione di caos insostenibile, perché il vecchio calendario romano, che affonda le radici nell'epoca regia, è ormai irrimediabilmente in conflitto con il movimento degli astri. Il modello adottato da Cesare riconcilia tempo degli uomini e tempo della natura, impostando la scansione dell'anno sulla rivoluzione del sole con un grado di accuratezza tale da rendere necessario un correttivo solo dopo quindici secoli. Le implicazioni simboliche della riforma sono evidenti da subito, come testimonia un aneddoto riportato da Plutarco. A un amico che osserva casualmente «domani sorgerà la costellazione della Lira», Cicerone risponde, tra il divertito e il polemico, «sì, per decreto». Nella riforma del calendario Cesare dimostra infatti la capacità di asservire il sapere della Grecia e dell'Oriente al potere di Roma e soprattutto suo, un potere che è assoluto, certo, ma ostile ai capricci di una casta sacerdotale arroccata su se stessa e contraria a divulgare la dottrina di cui è depositaria gelosa.

Il clima è propizio. Da pochi anni è morto Lucrezio, il cui poema sulla natura delle cose diffonde a Roma, con somma eccellenza poetica, il messaggio epicureo. La consonanza, di metodo e di obiettivi, è tangibile. Lucrezio sottrae all'arbitrio degli dei tradizionali la cura delle cose terrene e dei fenomeni celesti, dimostrando che tutto si spiega secondo razionali e immutabili leggi di natura che il nuovo credo è in grado di far padroneggiare a chiunque lo desidera. Queste leggi, questa "ragione" insita nel mondo naturale rendono intelligibile l'universo una volta per tutte, perché si fondano non su tradizioni e superstizioni, ma sull'osservazione e l'analisi della realtà, proprio come il nuovo calendario di un dittatore insolitamente colto.

Questa tensione verso la sistematicità e la razionalità pervade anche altri aspetti dell'opera di Cesare. Affida a un ex avversario politico, il dotto Varrone, la creazione di una biblioteca nazionale allo scopo di rendere accessibili al pubblico testi che erano stati fino ad allora riservati ad una élite ristrettissima di collezionisti privati. La nuova biblioteca di Alessandria sarebbe sorta nel Foro, aperta a tutti, e se la morte impedisce a Cesare di vedere la sua idea trasformata in realtà bastano pochi anni perché il sogno si avveri sotto altra guida. Identico è lo spirito con cui Cesare affronta un tema delicato ma cruciale, la risistemazione del Corpus giuridico romano. Il suo intento è quello di «riassumere in pochissimi libri il meglio e l'essenziale dell'enorme congerie di leggi esistenti» per poter offrire «sicure norme di diritto in materia civile». Una congerie non solo metaforica: lo storico Livio ci parla di «un enorme ammasso di leggi accumulate l'una sopra alle altre», papiri e tavole di bronzo che si accatastano in archivi polverosi e quasi certamente inaccessibili, non foss'altro per il disordine. Cesare ordina - come aveva fatto con Varrone - una selezione che renda più agevole l'accesso alle fonti primarie, ridotte a un insieme unitario e compatto.

Non sarebbe poco, ma l'obiettivo è ancor più ambizioso, perché Cesare aspira a ridurre i margini di incoerenza, varianza ed errore cercando di isolare «norme sicure» al di là delle oscillazioni tipiche della giurisprudenza arcaica, che consisteva in responsi a singoli casi.
Autocratico nelle modalità di realizzazione (peraltro incompiuta), il progetto di riordino legislativo è in realtà in sintonia con la tendenza all'astrazione e alla regolarizzazione che domina la dialettica scientifica e giuridica dell'epoca. Non si tratta, certo non per Cesare, di aspirazioni esclusivamente teoriche, così come non solo teorico era stato un decennio prima il suo interesse per la grammatica, che si cristallizza in un trattato Sull'analogia in larga misura perduto.

Cesare propugna regole grammaticali senza eccezioni, prevedibili e chiare. Usi tradizionali non riconducibili a norme certe creano infatti un solco invalicabile tra il linguaggio delle élite romane e di quelle provinciali, queste ultime condannate di fatto a non padroneggiare mai del tutto sfumature di cui si perde la ragione nei secoli. Un latino saldamente basato sull'analogia, cioè su regole razionali, può essere appreso anche dai nuovi gruppi sociali di un dominio in crescita e farsi quindi strumento di coesione culturale e politica.

«Companion to Julius Caesar», a cura di Miriam Griffin, Oxford, Black

8 novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio


L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
7 maggio 2010
 
Aguilera ambasciatrice contro la fame
La consegna dei David di Donatello
Man Ray a Fotografia Europea
Elegante e brutale. Jean-Michel Basquiat alla Fondation Beyeler di Basilea
"World Press Photo 2010". Fotografie di autori vari
 
 
Object not found!

Object not found!

The requested URL was not found on this server. If you entered the URL manually please check your spelling and try again.

If you think this is a server error, please contact the webmaster.

Error 404

dclamp.online.gruppo24.net
Wed Apr 17 00:35:08 2024
Apache/2.2.12 (Linux/SUSE)

Trovo Cinema

Scegli la provincia
Scegli la città
Scegli il film
Tutti i film
Scegli il cinema
Tutti i cinema
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-