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Matematica e bellezza nella danza adrenalinica di «Entity»

di Giuseppe Distefano

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27 novembre 2009
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Piega i corpi spezzandoli in molteplici forme e gesti nuovi. Li distorce, li esaspera, ne spacca le linee con improvvisi squilibri. Apparentemente freddo e tecnologico, quello di Wayne McGregor, classe 1970, è un linguaggio potente, energico, pulsante. Dal graffio poetico. Artista colto e spregiudicato della danza britannica, che il Times ha definito "uno dei coreografi più all'avanguardia del panorama artistico inglese", è il primo coreografo contemporaneo residente al Royal Ballet di Londra con gli eccezionali danzatori della sua Random Dance. Da sempre creativamente influenzato dalla passione per il computer, con "Entity" (passato lo scorso anno alla Biennale Danza di Venezia) spinge la sua volontà di sperimentazione nei territori dell'intelligenza artificiale. Applica la tecnologia del corpo come un software per sviluppare un'organizzazione matematica e geometrica che si inneschi, prima che nello spazio, nel cervello dei danzatori. Quindi sui movimenti. E ad una macchina calcolatrice rimanda la coreografia. Che richiede una coordinazione sincronizzata, sia singola che di gruppo, di ogni parte del corpo. McGregor lavora come un ricercatore scientifico per poi dare forma e movimento ad una danza molto fisica. Viscerale. Quasi istintiva. Ininterrotta. Una scrittura calligrafica che richiede gambe d'acciaio, e torso e braccia scomponibili. Un linguaggio, nella sua destrutturazione del movimento, molto vicino allo stile di Forsythe, ma che richiama pure Cunningham e Balanchine. Stile spesso sincopato, disarticolato, ma fluido. Una fluidità nervosa e scattante, controllata, che sembra filtrata dalla lotta wreistling, dall'immobilità zen e dal balletto accademico che McGregor estremizza in dinamiche convulse. A dare l'impronta di una danza fortemente cinetica è l'immagine, in apertura e chiusura, di un filmato in bianco e nero della corsa velocissima di un cane. In coppie, terzetti, gruppi, i danzatori intrecciano grovigli plastici dai movimenti sempre nuovi. Escono ed entrano dai lati della scena rettangolare costituita da un'istallazione di tre enormi ali da aliante. Queste, tenute dapprima abbassate a delimitare l'azione come dentro un ring, verranno poi alzate e utilizzate quali schermi per proiezioni di puliscoli nell'aria, poi di calcoli e operazioni matematiche. Che si dissolveranno in voli d'uccelli. Nel segmento luminoso di sezioni auree e di disegni geometrici proiettate per terra, confluiranno i danzatori quali immagini leonardesche ed elaborazioni vive di quei concetti. Pur nello stile astratto la coreografia rivela tensioni umane di quotidiana esistenza dove si lotta, si ama, ci si lascia, si rimane soli. Si resiste. Dove, tra intrecci e prese fuori asse, linee scardinate e turbinose, le donne sembrano più forti e competitive, e gli uomini più cedevoli e flessuosi. Sulle convulse musiche techno di Joby Talbot e Jon Hopkins sfumanti in armonie classiche di violoncello, lo spettacolo comunica un'energia contagiosa, ad alto tasso di andrenalina. Con i dieci danzatori che lasciano schegge di matematica bellezza.

"Entity", Random Dance Company, coreografia Wayne McGregor, in collaborazione con i danzatori, musiche originali Joby Talbot, Jon Hopkins. All'Auditorium Conciliazione di Roma per la rassegna "Tersicore, nuovo territori della danza"
www.randomdance.org

27 novembre 2009
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