Gennaio. A Brescia approdano gli Inca. Oltre 270 opere che ripercorrono l'intera storia di questa cultura fondata sul più luccicante dei metalli: "Inca. Origine e misteri delle civiltà dell'oro" è una mostra (Museo di Santa Giulia, fino al 27 giugno 2010) che definire «ricca» sarebbe riduttivo. I pezzi esposti provengono dai maggiori musei peruviani: oro ma anche argento, bronzo e rame. Tesori che abbagliarono i conquistadores e che per secoli hanno fatto del Perù il simbolo stesso della ricchezza. Il governo del paese andino ha concesso beni finora mai esposti al di fuori dei confini nazionali, per permettere di raccontare al meglio l'intera storia delle culture precolombiane lì fiorite dal 1500 a.C. fino all'arrivo degli Spagnoli nel 1532.
Un viaggio attraverso gli aspetti meno conosciuti di queste popolazioni, con la ricostruzione degli ambienti, dei miti e dei riti alla base del contesto socio-culturale che ha consentito di creare alcuni dei capolavori assoluti dell'arte di tutte le epoche.
Dagli abiti interamente ricoperti d'oro dei sovrani ai paraphernalia - coltelli sacrificali, diademi e strumenti musicali utilizzati nei rituali, onde garantire l'equilibrio del cosmo e la crescita dei raccolti. E, ancora: corone, orecchini, narigueras, collane, pettorali, statuette antropomorfe, animali e divinità. Ed è tutto oro quel che riluce.
Febbraio. Dopo Bellini e il Carpaccio - e prima di Giorgione - il pittore prediletto dai veneziani fu Cima da Conegliano: «Ciò non deve stupire, nessun maestro del tempo seppe rendere al pari di lui l'atmosfera argentea che leggera e ampia bagna il paesaggio italiano». Palazzo Sarcinelli a Conegliano (TV) sarà il centro di uno degli eventi d'arte più attesi dell'anno: la mostra (dal 26 febbraio al 2 giugno 2010) dedicata a Giovanni Battista Cima (1459/1460 – 1517/1518) maestro che, per circa un ventennio, fu ai vertici della pittura sacra in laguna. A quasi cinquant'anni dall'esposizione allestita da Carlo Scarpa a Treviso, e a oltre un quarto di secolo dalla fondamentale monografia di Peter Humfrey, l'amatissima città natale propone, dunque, un'esposizione senza precedenti. Una mostra in grado di ricostruire la vicenda artistica di Cima, sottolineandone il ruolo fondamentale, per tutto il corso degli anni Novanta del Quattrocento. Dalla preponderante produzione incentrata sulle rappresentazioni sacre, testimoniata da una scelta ristretta ai principali prototipi della devozionale "Madonna con Bambino", all'importante produzione mitologica - in alcuni casi orientata alla creazione di cassoni nuziali - fino alla grafica, con l'esposizione delle decine di fogli attribuiti, nel corso dei secoli, al misterioso e amatissimo pittore.
Marzo.Caravaggio non dipinse molto nella sua vita. Forse perché la vita prese spesso il sopravvento sull'arte. E nonostante ciò, nel corso dei secoli, sono state attribuite a Michelangelo Merisi molte opere. Per alcuni, troppe. L'imponente mostra (dal 18 febbraio al 13 giugno 2010) alle Scuderie del Quirinale di Roma vuole offrire al pubblico solo e soltanto la produzione certa, la summa indiscutibile del Maestro. Una carrellata di quadri straordinari, perché straordinaria è la tecnica, la visione e l'innovazione di Caravaggio nell'arte. Un pittore unico. Perché nessuno, prima e dopo di lui, ha saputo «dare luce al buio». L'intera carriera artistica di Caravaggio sarà rappresentata lungo i due piani espositivi delle Scuderie in un percorso che non sarà strettamente cronologico, ma teso ad esaltare il confronto tra tematiche e soggetti simili. Così, accanto al "Ragazzo con il canestro di frutta", una delle più importanti opere giovanili, si vedrà il "Bacco" degli Uffizi: due tele che mai, prima d'ora, erano state messe in confronto diretto. Opere supreme, come l'eccezionale "Canestra di frutta" della Pinacoteca Ambrosiana, mai vista al di fuori della sua sede originaria. Il confronto diretto tra soggetti caravaggeschi vuol essere il fil rouge della mostra. Con le grandi pale d'altare romane accanto a quelle del periodo siciliano - tra cui il Seppellimento di Santa Lucia, che rappresenta il punto estremo della tragica parabola esistenziale dell'artista.
Aprile. "Goya e il mondo moderno" al Palazzo Reale di Milano (5 marzo – 27 giugno 2010) è un'emozionante rassegna che attraverso 180 opere - tra dipinti, incisioni e disegni - ricostruisce la relazione tra Francisco Goya e altri celebri artisti che hanno segnato il percorso dell'arte degli ultimi due secoli: da Delacroix a Klee, da Kokoschka a Mirò, da Picasso a Bacon, da Pollock a de Kooning. Partendo dall'analisi delle tematiche care al pittore aragonese - l'immagine della nuova società, l'espressione della soggettività, la reazione gestuale, la violenza - la rassegna propone un inedito e stimolante confronto tra Goya e il mondo moderno, di cui il pittore è stato anticipatore e testimone, come uomo e come artista. Una modernità che vuole interrogarsi, essere irriverente verso la società e le istituzioni, senza chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza, alle angosce e paure che affliggono il genere umano, agli orrori della guerra, ma che celebra anche il piacere, la sensualità della vita in ogni sua manifestazione. Una modernità che assume sempre e comunque il punto di vista della realtà nella sua pienezza. Il realismo critico e la provocatoria attualità di Goya sono così la chiave d'interpretazione di questa mostra, che si avvale anche di un apparato iconografico di eccezionale vastità.
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