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Thomas Pynchon
CONTRO IL GIORNO
Rizzoli pp. 1.127 - Euro 32,00 |
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Con tre anni di ritardo rispetto agli Stati Uniti, anche in Italia arriva «Contro il giorno» dell'americano Thomas Pynchon, tra i più influenti scrittori in vita. Le ragioni del ritardo in casa Rizzoli sono comprensibili già a dare un'occhiata superficiale: si ha a che fare con un romanzo monstre di addirittura 1.127 pagine, scritto in un inglese postmoderno e spigoloso che deve rappresentare un osso duro da rodere per i traduttori. Le vicende (plurale obbligatorio davanti a un autore che ama intrecciare storie e incrociare i destini di centinaia di personaggi) spaziano nell'arco temporale che va dall'Esposizione mondiale di Chicago del 1893 alla Prima guerra mondiale: è qui che si misurano odi e amori di donne e uomini molto diversi, a volte accomunati dalla sete di vendetta come i figli del bombarolo anarchico Webb Traverse, ucciso dai sicari di un capitalista spregiudicato. Nel vastissimo plot appaiono e scompaiono con estrema facilità piloti di mongolfiere, tossicomani, giocatori d'azzardo, dandy, matematici, santoni e maghi da avanspettacolo. I loro occhi si soffermano su avvenimenti e luoghi come le lotte dei lavoratori in Colorado e la rivoluzione messicana, la Hollywood del cinema muto e le capitali europee abitate dal decadentismo. Non mancano deliziosi camei di personaggi storici come Nikola Tesla, Bela Lugosi e Groucho Marx. C'è tanto, forse troppo (è la tesi dei detrattori dell'autore nativo di Glen Cove), in «Contro il giorno». Che in Italia leggiamo mentre in America già si appresta a uscire il giallo «Inherent Vice», la nuova fatica letteraria di Pynchon. Meglio tardi che mai, si dice da queste parti.
(Francesco Prisco)
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