Alla vigilia di un dei giorni più importanti della sua vita, più che soddisfatto Domenico De Masi appare preoccupato. Il sociologo, presidente della Fondazione Ravello, amico personale di Niemeyer nonché capofila della battaglia che ha portato alla costruzione dell'Auditorium, per quanto incredibile possa sembrare, non sa a questo punto chi sarà chiamato a gestire la nuova struttura. «La Fondazione Ravello – spiega – da anni responsabile del festival estivo si è candidata alla gestione. L'ultima parola tocca all'amministrazione comunale: la speranza è che siano ragionevoli e ci lascino lavorare. Il rischio, in caso contrario, potrebbe essere quello di tenere chiuso un impianto che in potenza può destagionalizzare il turismo».

Professor De Masi, giunge a compimento un percorso a ostacoli iniziato circa 10 anni fa. Ha mai pensato, in questi anni, che il progetto potesse arenarsi?
Momenti di sconforto ce ne sono stati eccome. L'Italia funziona così: puoi avere in tasca il progetto migliore del mondo, ma se una persona avanza contro di te un ricorso amministrativo perdi almeno due anni. Se arriva un secondo ricorso, perdi altri due anni e così via. Il progetto dell'Auditorium mi era stato donato dal grande Niemeyer in virtù del nostro rapporto di amicizia e io l'ho a mia volta donato a Ravello. A quanto pare, tutto ciò non bastava a giustificare la genuinità dell'iniziativa.

E il Maestro Niemeyer come ha preso tutte queste peripezie amministrative?
Incredibile a dirsi: era lui a confortare me. Mi diceva: «Stai tranquillo. È normale che ci siano dibattiti accesi e ricorsi giudiziari quando si punta a costruire un'importante opera architettonica». Addirittura un giorno arrivò a dirmi: «Qualora il progetto dell'Auditorium dovesse sfumare non vorrei che tu, sentendoti responsabile nei miei confronti, non avessi più il coraggio di chiamarmi». Questo per spiegare che tipo di persona è. Eppure ha dovuto attendere meno tempo per veder costruita Brasilia che l'Auditorium di Ravello.

Passiamo al programma dell'inaugurazione. Qualcuno vi ha accusati di aver trascurato Wagner.
Wagner continua a essere il nostro punto di riferimento, ma una struttura come il nuovo Auditorium non può vivere di sola musica sinfonica. Stiamo parlando di un impianto multifunzionale, in cui ospitare le orchestre più importanti del mondo e la musica pop di qualità, i corpi di ballo di maggiore prestigio e stimolanti appuntamenti convegnistici, il jazz e le rassegne cinematografiche. Era questo spirito eclettico che intendevamo manifestare. Lo stesso eclettismo che ha consentito al Ravello Festival di passare dai 23mila spettatori del 2003 agli attuali 97mila.

Quali ricadute potrà avere questa struttura sul turismo culturale in Costiera Amalfitana?
Tutto dipende da come sarà gestita. Servirà un'offerta di assoluto livello: la Fondazione Ravello si è candidata alla gestione. Abbiamo elaborato un'ipotesi di programma che parte in primavera con uno «String Festival» dedicato alla musica, passa per i mesi estivi con il tradizionale «Ravello Festival», attraversa l'autunno con un'iniziativa dedicata alle «Tendenze» e si conclude in inverno con un percorso sulla musica classica e la grande tradizione culturale campana. Progettiamo anche di invitare i più autorevoli attori napoletani, per sei sabati consecutivi, a recitare le sei novelle di Boccaccio ambientate in Campania. Insomma: ci sono i presupposti per fare di Ravello la Salisburgo del Mediterraneo.

Sempre che il Comune vi affidi la gestione della struttura.
Esatto. A tal proposito non nascondo tutta la mia preoccupazione. Abbiamo dato a Ravello un grande festival e un grande Auditorium. Non vorrei che quest'ultimo finisse inutilizzato per asti politici e beghe di paese. Anche se uno dovrebbe avere la forza di guardare oltre: l'Auditorium sarà qui anche tra duecento anni. E prima o poi qualcuno intelligente in grado di farlo funzionare arriverà.