Negli anni '70 era "il Tony Manero" della "Febbre del sabato sera", il ragazzo italoamericano della periferia di Brooklyn che andava a ballare in discoteca con gli amici. "Guido", il tipico figlio di immigrati italiani della working class dal comportamento un po' macho che tanto piaceva alle ragazze è tornato alla ribalta comparendo nel reality show di Mtv più in voga del momento:"Jersey Shore".
Questa volta però Guido si presenta in chiave molto più trash e in fondo in fondo "sfigata", tanto da aver scatenato le proteste e le polemiche delle associazioni italoamericane. La trama di Jersey Shore è semplice: otto ventenni bellocci ma grezzi (4 maschi e 4 femmine) vanno a fare le vacanze estive nelle spiagge di Seaside Heights in New Jersey e trascorrono il tempo nel divertimento più sfrenato, tra serate in discoteca, bevute, conversazioni banali e risse.
Sono un gruppo di Guido decisamente "tamarri" e palestrati i protagonisti di questa serie televisiva giunta a conclusione in questi giorni.
Nulla a che vedere con i tipi mafiosi in stile "Il Padrino" o "I Soprano". Fondamentalmente bravi ragazzi, un po' violenti, in versione "bambocciona" intendendo di bell'aspetto ma poco intelligenti, dalla parlata dialettale, che mangiano la "ahbeetz" (la pizza) con proshoot (prosciutto) e dicono forgeddaboutit (Forget about it).
"Piace perché fa ridere tantissimo" commentano i fan del reality show.
"È una vergogna, c'è troppa violenza e volgarità, e rovina l'immagine dell'Italia e degli italoamericani sostengono le associazioni italoamericane, tra cui l'Italian Heritage & Culture Committee. Il settimanale The New Yorker le riconosce un pregio: "Jersey Shore" ha la capacità di toglierti l'insicurezza facendoti sentire superiore ad almeno altre otto persone che conosci".
Al di fuori del cast di personaggi stereotipati della serie, tutti sono convinti dell'esistenza di migliaia di Guido sparsi tra il New Jersey, Brooklyn e Staten Island. Uno di loro è stato invitato recentemente ad intervenire nel corso del dibattito sul fenomeno al Calandra Italian American Institute.
Johhny Di Carlo di 29 anni, bloggista e titolare della società di catering Bonnie&Clyde si definisce tranquillamente un Guido, senza vantarsi, ne vergognarsi. Ha i capelli a spazzola, il giubbotto di pelle e una catena al collo con il crocifisso. Quando apre bocca però, considerata la sua intelligenza, l'americano non riesce più a identificarlo, non capisce se è un Guido alla Jersey Shore o qualcos'altro. "Anche io ho partecipato alle audizioni per il programma. Ero tra i finalisti ma poi non sono voluto scendere a compromessi. Mi volevano tutto discoteca e alcol, avrei dovuto mettere da parte la mia vera personalità e agire come un idiota. Ho lasciato perdere" racconta Johnny con fare sicuro di sé ma al tempo stesso rilassato.
"Purtroppo dopo il John Travolta di Saturday Night Fever e di Grease, non c'è stato più nessun personaggio che ha dato un connotato affascinante alla personalità del'italoamericano, a parte ovviamente il mafioso".
Di Carlo sostiene che Jersey Shore racconti soltanto una piccolissima parte del mondo italoamericano che rimane tuttora terra inesplorata. Chi meglio di noi può sondarla". "Ad esempio" incalza Di Carlo "nessuno si chiede cosa fa Guido quando la stagione estiva è finita. Cosa fa il Guido del New Jersey durante l'inverno? O cosa accade ai ragazzi di Jersey Shore quando crescono e iniziano ad essere dei 30enni alle prese con le grandi decisioni? "Voglio inventare io un reality show più umano che vada a fondo delle personalità dei protagonisti". Qualcosa di divertente ma meno banale". Le sue idee stanno già bussando alle porte dei network.
"Il mio uomo ideale è italiano, moro, muscoloso con un sacco di gel sui capelli, è Guido" dichiara una delle protagoniste. "Se lo trovo lo acchiappo al volo".