Tra i banchi di un supermercato tendiamo a far pesare, nella nostra scelta d'acquisto, anche la provenienza di un prodotto. Per una serie di ragioni, tra le quali – nonostante il bombardamento mediatico – la sostenibilità non figura ancora ai primi posti. Compriamo “italiano”, ci interessa meno quantificare i chilometri che quel bene ha dovuto percorrere per finire sullo scaffale. Ciononostante non mancano i segnali di una crescente attenzione per le produzioni a “chilometro zero” (benché l'espressione ci chiami alla mente un'automobile ben prima di un contadino). A badarci saranno in pochi, ma questi sono particolarmente impegnati, anche in rete: Sourcemap, ad esempio, è un sito web in cui gli utenti sono invitati a tracciare la provenienza delle varie componenti di un prodotto, così da visualizzarne i viaggi e i costi ambientali. È studiato bene, per colpire l'immagnazione, oltre che informare. Più ancora del saldo di Co2, impressionano infatti le tracce sulla carta geografica.Nota a margine a proposito di visualizzazione, di cui sempre più spesso ci serviamo per dare senso a informazioni complesse. Anche la Gran Bretagna, con la collaborazione Tim Berners-Lee, l'inventore del world wide web, ha reso disponibile un numero considerevole di set di dati http://data.gov.uk di interesse pubblico, per elaborazioni ed analisi.

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