«...
PAGINA PRECEDENTE
A riprova di questa vocazione a esplorare e denunciare ogni abisso, l'inviato del Corriere, «furioso individualista al servizio di se stesso», nelle parole di Alberto Moravia, non smetterà mai di ritrarsi: con una sahariana nella Piana dei Serpenti, in divisa da alpino in Francia, in giacca di tweed in Jugoslavia, nudo tra le nevi della Finlandia. L'io dello scrittore, il suo corpo, è misura di ogni cosa. La pietra di paragone che lo spinge a coniare una serie di titoli geniali, Donna come me, Cane come me, Casa come me. Tutto, intorno, si adegua alla forza dirompente della sua personalità.
Fino a quando, nel 1956, il viaggio in Cina non impone un cambio di prospettiva. Malaparte, l'uomo d'azione, «un intellettuale d'intervento» come egli stesso si presenta, si trova di fronte a un paesaggio immobile, indifferente. Il suo procedere fotografando, come aveva sempre fatto con impeto e ambizione, diventa qui, nella Città Proibita e nella remota valle di Dunhuang, tra le immense statue di Buddha, una semplice camminata. Solitaria. Curzio non domina, è malato. Ma anche questa volta avrebbe potuto dire: «Fotografia come me».
«Malaparte Arcitaliano nel mondo»,
Milano, Biblioteca di Via Senato,
dal 2 marzo al 26 settembre.
Da ottobre a gennaio 2011, la mostra passerà al Museo del Tessuto di Prato