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Le rockstar che hanno visto… attraverso lo specchio

di Francesco Prisco

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2 marzo 2010


L'opera letteraria di Lewis Carroll è probabilmente quella che più di ogni altra ha influenzato la moderna musica popolare anglosassone, rock in particolare. Vuoi per l'inedito punto di vista «giovanile» dei suoi capolavori, vuoi per il raro talento visionario che lo ha reso celebre, il matematico inglese prestato alla letteratura può essere considerato a buon diritto un sorta di padre psichedelico ante litteram. Nell'impossibilità di annoverare tutti gli artisti che si sono ispirati alla sua poetica, ecco alcuni dei suoi più celebri epigoni rock.

Neil SedakaNeil Sedaka

Più che rockstar, Neil Sedaka è quello che si potrebbe definire un cantante confidenziale: i suoi temi hanno quasi sempre a che fare con l'amore, da interpretare con gli occhi dolci e la voce suadente. La sua hit più celebre sarà anche «Oh, Carol!», realizzata nel '59 e dedicata alla cantautrice del Brill Building Carole King, ma nel 1963 il suo asso nella manica si rivelerà… Carroll: quell'anno inciderà infatti «Alice in Wonderland», esplicito omaggio all'opera dello scrittore inglese. Sognante.

DonovanDonovan

Anno di grazia 1966, l'ondata psichedelica si avvicina sempre di più e persino le star del folk ne avvertono i profumi dolciastri e suadenti. Donovan, affermatosi come risposta britannica al grande Bob Dylan, incide «The Trip», brano nel quale menziona una ragazza nel Paese delle Meraviglie. Nel '71, nell'album «HMS Donovan» si ripeterà mettendo in musica «The Walrus and the Carpenter» e «Jabberwocky», entrambi testi di Carroll. Fedelissimo.

The BeatlesThe Beatles

I libri di Carroll hanno influenzato in maniera decisiva l'arte del più grande gruppo rock di tutti i tempi. E, non a caso, nel songbook di Lennon e McCartney abbondano i riferimenti alle avventure psichedeliche della piccola Alice. Tanto per cominciare nella arcinota copertina di «Sgt. Pepper» la protagonista del romanzo appare ritratta. Nello stesso disco, la altrettanto arcinota «Lucy in the sky with diamonds» rende atmosfere che a qualcuno sembreranno lisergiche ad altri carrolliane. Citazioni del matematico e scrittore inglese anche nei testi di «Cry baby cry», «Come together», «Glass Onion» e «I'm the walrus», quest'ultima vicina alle suggestioni di «The Walrus and the Carpenter». In ultimo, «Helter Skelter» riprende più o meno esplicitamente, nel suo testo, «The Lobster Quadrille». Devoti.

CreamCream

Carroll è un testo sacro per gli amanti della psichedelia. E così anche Jack Bruce, Eric Clapton e Ginger Backer, ai tempi dei leggendari Cream, offrirono il loro personalissimo tributo al Maestro. Nell'album «Disraely Gears» del 1967 c'è infatti il brano «Swlabr» che racconta di «So many fantastic colours/ I feel in a Wonderland/ Many fantastic colours/ make me feel so good». Espliciti.

Jefferson AirplaneJefferson Airplane

Quando la psichedelia chiama, San Francisco risponde. E lo fa a livelli altissimi, con una delle migliori band della scena di Haight Ashbury: nientemeno che i Jefferson Airplane, nel cui secondo album («Surrealistic Pillow» del 1967), c'è il brano «White Rabbit» che trabocca di citazioni dell'opera di Lewis Carroll: dallo stesso Bianconiglio del titolo al Ghiro («The Dormouse») amico del Cappellaio Matto, dal Cavaliere Bianco («The White Knight») alla Regina Rossa («The Red Queen»). Visionari.

Syd BarrettSyd Barrett

Qualcuno non si è accontentato di lasciare che l'opera di Lewis Carroll influenzasse la propria arte. Qualcuno ha addirittura preteso di trasformarsi in un personaggio di «Alice in Wonderland». Con tutte le conseguenze del caso sul piano del proprio equilibrio psichico. Stiamo parlando nientemeno che di Syd Barrett, artista psichedelico a tutto tondo, fondatore e band leader dei Pink Floyd prima maniera. Lasciato il gruppo nelle mani di Roger Waters, nel 1970 il Nostro si dedica a un primo, visionario album solista, carrolliano sin dal titolo: «The Madcap laughs». Il Cappellaio Matto ride e fa così il suo debutto nella storia del rock, entrando dalla porta principale. Purtroppo per lui (e per noi) non riuscirà mai a scrollarsi dall'osso del collo la sua pazzia.

Siouxsie and the BansheesSiouxsie and the Banshees

Band feticcio del movimento dark, gli inglesi Siouxsie and the Banshees hanno sempre avuto un debole per Lewis Carroll e i suoi romanzi. Qualche piccolo esempio: battezzano la loro etichetta discografica indipendente Wonderland e nel 1987 pubblicano un album di cover intitolato «Through the looking glass». Nel disco, guarda caso, c'è una riarrangiamento di «You're lost little girl» dei Doors che si attaglia alla perfezione al personaggio di Alice. Eccentrici.

AerosmithAerosmith

Cosa c'entra questo nerboruto quintetto hard rock di Boston, che con la psichedelia ha ben poco da spartire, con Alice e il Paese delle Meraviglie? Apparentemente pochissimo, fatto sta che nel 2001 Steven Tyler e soci pubblicano l'album «Just push play», all'interno del quale c'è la hit «Sunshine» piena di riferimenti al capolavoro di Carroll. Nel video, per di più, è lo stesso Tyler a proteggere una giovanissima Alice dalle grinfie della Regina Rossa. Non fossimo nel Paese delle Meraviglie, la piccola farebbe bene a guardarsi dallo stesso Steve, prima di ritrovarsi annessa all'infinita schiera delle sue groupie.

Tom Waits
  CONTINUA ...»

2 marzo 2010
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