Un uomo in disarmo, a mollo nella piscina di uno stabilimento termale. Un semianziano ormai destinato a dividere le sue lente giornate con vecchie tedesche chiacchierone, distinguibili tra loro soltanto per l'orrenda cuffia che hanno in testa, una a fiori rossi, un'altra a squame blu. Un relitto con la schiena a pezzi, che si immagina costretto, in un futuro prossimo, a gattonare per le strade della sua città, rassegnato alla ribellione della sua spina dorsale che ha esaurito la cartilagine e si rifiuta di concedergli la posizione eretta.
Così si sente Peter Hunkeler, commissario della polizia di Basilea. La necessità di un trattamento alle terme per ridurre il mal di schiena lo ha condotto a riflessioni autoironiche sulla propria senilità. Ma un cadavere, rinvenuto nella stessa piscina in cui Hunkeler fa le abluzioni terapeutiche, strappa il poliziotto svizzero alle sue ubbie intorno al tratto discendente della parabola esistenziale. Il morto galleggiante, ucciso da una coltellata, è Roger Ris, ricchissimo mercante d'arte di Basilea. Non proprio scrupolosissimo quanto alla legalità dei propri traffici, Ris era un bon vivant ultrasettantenne, da anni fidanzato con un ragazzotto ruspante, ex marchettaro ed ex eroinomane. Il giovane compagno del morto, in un'esibizione di machismo, sguazzava nella stessa piscina sfoggiando un coltello da sub legato alla coscia. Gli spicci poliziotti del cantone di Argovia, in cui si trova il centro termale, puntano quindi a testa bassa sull'ipotesi che si tratti di un delitto "maturato nel torbido sottobosco omosessuale", come da lessico perbenista di qualche decennio fa.
Il commissario Hunkeler avvia una inchiesta in proprio. Il suo metodo è una sonnacchiosa perlustrazione delle debolezze umane. Girellando pigramente in macchina tra l'Alsazia francese, la Germania del sud e la propaggine nordoccidentale della Svizzera (a Basilea si incrociano tre frontiere), Hunkeler raccoglie mezze parole e dettagli che via via illuminano le circostanze del delitto. Incontra mercanti d'arte maneggioni, stralunati cultori di storia locale, giovani svizzeri che giocano alla mistica pellerossa, vecchiette che si credono delle Miss Marple cresciute in riva al Reno. Piano piano l'inchiesta avanza, mentre si susseguono misteriosi furti nei piccoli musei di provincia. La pigra attività di indagine di Hunkeler ricorda quella di un suo antico collega letterario, il sergente Studer inventato dal grande Friedrich Glauser, scrittore svizzero come svizzero è Hansjörg Schneider. Nel suo romanzo l'ironica misericordia del commissario scaccia ogni moralismo.
La vicenda, priva delle tinte noir più in voga, ha la morbidezza della campagna elvetica, tra buffe beghe di campanile che oppongono zurighesi, basilesi e argoviesi. Procedendo nella lettura si viene attratti nel quieto ritmo del commissario e spesso ci si sgancia dall'intreccio giallo per fare delle piacevolissime soste in compagnia di Hunkeler nelle osterie fuori porta. Mangiando arrosto di bisonte con il purè e bevendo qualche bicchiere di Ötlinger Sonnenhole o di altri asprigni vinelli locali.
Il commissario Hunkeler e la mano d'oro
Hansjörg Schneider
Casagrande
pagg. 224, euro 16,50
traduzione Gabriella de' Grandi