Pubblicare online integralmente tutti i set di dati governativi. Legiferare per creare un diritto ai dati governativi. Pubblicare tutti i dati di carattere iper-locale su criminalità, salute ed educazione. Pubblicare ogni voce di spesa del governi locali, nazionali e dei soggetti quango (ovvero "quasi non governativi") che superino le 25mila sterline, più qualunque progetto finanziato dall'Unione Europea. Pubblicare tutti i documenti relativi a procure legate a contratti il cui valore ecceda le diecimila sterline.
Non sono i punti programmatici di un qualche partito dei pirati d'oltremanica, bensì alcune delle voci che figurano nel Manifesto digitale lanciato nei giorni scorsi dai Tories. Dopo il varo di data.gov.uk con il supporto dell'inventore del world wide web Tim Berners Lee, «il 2010 sarà l'anno delle prime data elections», commenta Simon Rogers nel suo Datablog sul sito del Guardian: per la prima volta l'accessibilità ai dati generati e raccolti dall'amministrazione pubblica e i diritti a essi connessi sono messi sul tavolo della contesa elettorale.
Sul tema il quotidiano britannico compie opera di sensibilizzazione da anni, prima con il progetto Free our data, oggi proponendosi come portale dei dati resi pubblici dai governi di tutto il mondo, Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda in testa.

c.somajni@ilsole24ore.com