In una nuova raccolta 12 registrazioni di studio mai pubblicate prima del grande chitarrista
Se c'è un posto dove Jimi Hendrix sguazzava come un pesce nell'acqua, questo era lo studio di registrazione. Il suo sogno era averne uno proprio, in cui essere libero di dare forma alle fantasie musicali a qualsiasi ora del giorno e della notte. Prima di riuscire ad aprire i suoi Electric Lady Studios sull'Ottava strada di New York, nell'agosto del 1970, vagabondava tra il vicino Record Plant e i londinesi Olympic Studios. Era lì che perfezionava quello che altri musicisti avrebbero già ritenuto perfetto. Un pignolo che, quando saliva sul palco, pareva istinto puro. La nuova attesissima raccolta «Valleys of Neptune» contiene dodici registrazioni di studio complete e (quasi) inedite. Di queste, undici sono state realizzate in un anno, il 1969, cruciale per la carriera di quello che la rivista «Rolling stone» ha definito «il più grande chitarrista di tutti i tempi». C'era da dare un seguito al grande successo del capolavoro «Electric ladyland» ma la Jimi Hendrix Experience stava affondando per i litigi con il bassista Noel Redding. «Valleys of Neptune» fotografa tutto questo, presentando le ultime registrazioni dell'Experience in formazione originale e i primi vagiti del processo che avrebbe portato a quel «First rays of the new rising sun» cui Hendrix lavorò fino alla morte, arrivata all'improvviso il 18 settembre del 1970 (il disco, pressoché completo, è uscito postumo solo nel 1997). Nel mezzo, l'arrivo del nuovo bassista Billy Cox, l'esplosiva esibizione sul palco di Woodstock e la parentesi della Band of Gypsys. Quando si dice un periodo intenso. Tra le chicche contenute in «Valleys of Neptune», spicca una «Stone free» in gran spolvero, tutta un'altra cosa rispetto alla grezza versione usata come b side di «Hey Joe», primo singolo di Hendrix, uscito il 16 dicembre del 1966. Per non parlare dei super blues di «Here my train a comin'», cavallo di battaglia live dell'Experience fin dal 1967 (qui registrata in studio al primo take), e «Ships passing through the night», partorita durante l'ultima session di registrazione della formazione originale dell'Experience. Menzione d'onore per le cover: «Bleeding hearth» del re dello slide Elmore James e soprattutto la splendida «Sunshine of your love» degli amici Cream. Il pezzo più vecchio è invece «Mr. Bad luck», la cui idea originale risale al 1966, quando Hendrix si faceva chiamare ancora Jimmy James. «Valleys of Neptune» inaugura la gestione Sony del catalogo hendrixiano, soffiato alla Universal in seguito a un accordo con gli eredi del musicista, ed è accompagnato dalle (ennesime) edizioni deluxe degli album classici con tanto di documentari nei dvd allegati.
Jimi Hendrix, «Valleys of Neptune», Sony Music
Info: www.jimihendrix.com