C'è poco da girarci intorno: Jimmy Cliff è il reggae. Niente di personale contro Bob Marley. Basti un aneddoto a ristabilire le gerarchie: negli anni Sessanta, quando in Giamaica i musicisti di ska e rocksteady beccavano appena 20 dollari a singolo inciso, il giovanissimo Jimmy era già un nome noto a Kingston eppure, per sbarcare il lunario, continuava a lavorare in fabbrica. Un giorno gli si avvicina un collega e gli chiede: «Ho un amico che vorrebbe incidere un disco. Puoi dargli una mano?». Il collega si chiamava Peter Tosh, l'amico in questione era il piccolo Marley, lontano anni luce dal successo di «Natty dread». E poi diciamolo: fino all'arrivo di «The harder they come», il film e l'album del '72 di cui Cliff rappresentava l'eroe incontrastato, il reggae non era molto di più che un pittoresco fenomeno locale. Poi il mondo si scoprì giamaicano.