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Malgioglio: «Nella nostra collaborazione feeling e leggende metropolitane»

di Francesco Prisco

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17 marzo 2010
Cristiano Malgioglio (foto Stefania D'Alessandro/Lapresse)

Sfatiamo subito un mito: «"L'importante è finire" si è sempre chiamata così. L'aneddoto sul titolo censurato dai bacchettoni delle case discografiche è una leggenda metropolitana messa in circolazione dall'amico Paolo Limiti, autore Rai che ha sempre avuto grande fiuto quando si trattava di creare casi». Se a dichiararlo è Cristiano Malgioglio, colui che scrisse il chiacchieratissimo testo del celebre brano inciso da Mina nel '75, possiamo pure dormire sonni tranquilli a riguardo. Una leggenda metropolitana che comunque ha aiutato molto il brano «perché lo ha reso – prosegue il cantautore di origine catanese – ancora più provocatorio sulla scena di un'Italia provinciale e benpensante».

Malgioglio, com'è nata la collaborazione con Mina?
La devo a Fabrizio De André che da Genova nel '74 mi portò a Milano, facendomi diventare autore della Ri-Fi. Quell'anno ebbi la fortuna di vincere Sanremo, con «Ciao cara, come stai?» interpretata da Iva Zanicchi, e Mina che aveva già fondato la Pdu si accorse di me.

Dall'Aquila di Ligonchio alla Tigre di Cremona.
Esatto. E per me fu un sogno che si realizzava: ero suo fan da quando si chiamava Baby Gate e faceva l'urlatrice. Tutto ciò che avevo scritto fino a quel momento era naturalmente pensato per la sua voce. Ritrovarsi insieme, in brani come «L'importante è finire» o «Ancora ancora ancora», fu bellissimo.

Su «L'importante è finire» circola uno strano aneddoto.
Lo smentisco. Non è nient'altro che una leggenda metropolitana. Il brano si è sempre chiamato così, non «L'importante è venire» come si racconta. Che poi ci siano allusioni dietro, è tutto un altro discorso. All'inizio doveva interpretarlo Brigitte Bardot: a chiedermelo fu Serge Gainsbourg che già aveva scandalizzato il mondo con «Je t'aim, moi non plus». Poi arrivò Mina: una sorpresa lieta e inattesa.

Quando l'ha sentita l'ultima volta?
Ci siamo persi di vista per una ventina d'anni. Poi, un anno fa, ero in Spagna a cena con alcuni amici. Mi squilla il telefono e sento: «Ciao Cristiano, sono Mina». Penso a uno scherzo di qualche buontempone e rispondo: «E io sono Garibaldi!». Invece era proprio lei che mi comunicava ufficialmente che avrebbe interpretato un altro mio brano, «Carne viva», nel suo album «Facile». Ero l'uomo più felice del mondo.

Anche il nuovo disco in uscita a maggio potrebbe contenere un suo brano.
Si tratta de «L'amore trasparente», musica mia con testo di Aldo Busi. Non so ancora se finirà nella versione definitiva del disco ma è pensato per lei. Come tutte le cose che ho scritto.

17 marzo 2010
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