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Novità su Palladio, scoperti tre disegni

di Guido Beltramini

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Domenica 28 Marzo 2010

Dobbiamo tornare indietro di quattro secoli, al 1614. A Vicenza un vecchio architetto, bisbetico e malato, si incontra con un viaggiatore inglese, anch'egli architetto, in Italia al seguito del conte di Arundel. Il vecchio gli cede un pacco di fogli. L'inglese li porta con sé a Londra, cambiando per sempre il destino dell'architettura del proprio paese. I fogli in questione sono i disegni di Andrea Palladio, di cui Vincenzo Scamozzi era entrato in possesso alla morte del maestro nel 1580 e che due anni prima di morire passa a Inigo Jones. Da essi avrà inizio la rivoluzione architettonica che fisserà per secoli l'immagine delle ville e degli edifici del potere civile dalla Gran Bretagna alla Russia, dall'India agli Stati Uniti.

Come Venezia costruì il proprio mito sui codici greci che Bessarione vi trasferì dopo la caduta di Costantinopoli, così in Gran Bretagna i disegni di Palladio diventarono subito un feticcio, tramandati come reliquie da una generazione all'altra di architetti. Jones li passò a suo nipote John Webb, da lui arrivarono a John Talman e infine a Lord Burlington. Dal 1894 è lo stesso Istituto Reale degli Architetti Britannici (Riba) a conservarli come fossero le riserve auree della cultura architettonica della nazione. In Gran Bretagna Palladio è il nume tutelare del "buon costruire", come per gli antichi egizi Imhotep, l'architetto di Saqquara trasformato nel dio che i romani chiameranno Esculapio. Sui disegni palladiani conservati al Riba hanno ragionato i padri della storiografia anglosassone del secolo scorso, da John Summerson a Rudolf Wittkower, e su di essi Colin Rowe costruì uno dei miti fondativi del Movimento Moderno in architettura, «le matematiche della villa ideale».

Il potere magnetico di questi fogli si svelerà al pubblico di New York dal 2 aprile prossimo nella mostra «Palladio and his Legacy: a Transatlantic Journey» alla Morgan Library & Museum, uno degli scrigni della cultura europea in America, che nel 2006 Renzo Piano ha dotato di nuovi spazi espositivi. La mostra palladiana del centenario, vista a Vicenza, Londra, Barcellona e Madrid da un totale di oltre mezzo milione di visitatori raccontava la Palladio-story, la vita dello scalpellino divenuto l'architetto degli architetti. La mostra di New York riparte invece da nuovi disegni autografi di Palladio: trentuno fogli in gran parte inediti per gli Stati Uniti, che condurranno il visitatore nella bottega dell'architetto, osservandolo da dietro le spalle mentre trasferisce sulla carta i propri pensieri, per comunicarli a committenti, costruttori e lettori.

La ricchezza dei "giacimenti" palladiani al Riba è talmente vasta che le trivellazioni filologiche in occasione della mostra americana hanno riservato molte nuove scoperte, che faranno discutere. È stato individuato il progetto preliminare di Palladio per villa Pisani a Bagnolo, una sorta di proto-Rotonda che anticipa di oltre vent'anni il capolavoro palladiano. Si è potuto metter fine alla leggenda della "villa comunista" per Mario Repeta a Campiglia: Palladio nel proprio trattato I Quattro Libri dell'architettura la pubblica come una grande struttura uniforme intorno ai tre lati di una corte, senza alcuna gerarchia fra gli annessi agricoli e la parte padronale. In questa sorprendente villa "egualitaria" era stato letto il riflesso delle tendenze religiose eterodosse del proprietario, accusato di anabattismo. Si riteneva che l'edificio palladiano fosse stato distrutto da un incendio nel Seicento. In realtà, a Londra sono emersi i veri disegni di Palladio per villa Repeta: l'edificio pubblicato nei Quattro Libri non è mai esistito, ed è invece palladiana la villa che insiste oggi nell'area, che si riteneva seicentesca. Ancora, si è potuto svelare il mistero della villa Contarini a Piazzola, su cui si ipotizzava un intervento palladiano, reso tuttavia illeggibile però dai pomposi ampliamenti seicenteschi. Dai fondi del Riba è emerso il disegno originale di Palladio per la villa, di cui nell'edificio attuale rimangono la terrazza frontale, le murature interne e le serliane laterali.

Nelle due ulteriori sezioni della mostra il visitatore è condotto nel mondo cartaceo del palladianesimo inglese e americano, quest'ultimo dominato dalla passione di Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, che sulla sua copia dei Quattro Libri scrisse «Palladio is the Bible!». Lo stesso Jefferson nel 1792 presentò in forma anonima un progetto per la erigenda Casa Bianca che era una replica esatta della Rotonda di Vicenza. La mostra si conclude con una serie di divertenti "pattern books" inglesi del Settecento, veri e propri "sillabari" di motivi palladiani ad uso di architetti, carpentieri e appassionati dilettanti. Nel 1996, in una delle sue ultime conferenze pubbliche, Aldo Rossi ricordava affascinato la sua visita al Home Depot di New Orleans, un enorme shopping centre dove si vendono frammenti di abitazioni e dove è ancora possibile comprare colonne, modanature e timpani in alluminio o in legno, tratti dai Quattro Libri, con cui poter "palladianizzare" la propria casa, o la cuccia del proprio cane.

  CONTINUA ...»

Domenica 28 Marzo 2010
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