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Cai Guo Qiang l'artista dell'Expo cha ama l'Italia

di Riccarda Mandrini

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30 aprile 2010

Quando giunse alla Biennale di Venezia, nel 1995, l'artista cinese Cai Guo Qiang presentò Bringing to Venice What Marco Polo Forgot un progetto che ricordava l'incontro proficuo e di scambio tra due entità diversissime: l'imperatore il simbolo della Cina al vertice di una potenza mondiale e un uomo, tutto sommato comune, Marco Polo che proveniva da un paese lontano e che andava alla ricerca di opportunità per sé stesso per il suo di mondo. Fu un grande incontro, passato alla storia, ma non solo per la nostra di italiani, quella di tutti.

L'opera presentata alla Biennale – l'edizione del '95 che vide la presenza di uncospicuo numero di artisti cinesi scelti dal curatore Harald Szeemann - prendeva avvio dal viaggio di ritorno di Marco Polo che partì da Quanzhou, la città natale di Cai. L'artista decise di fare arrivare da Quanzhou un peschereccio che dal giorno dell'inaugurazione fino alla fine della mostra rimase ancorato al molo. L'acqua della laguna, molto inquinata venne sottoposta – in una performance dell'artista – a una seduta di agopuntura, evocando così lo spirito asiatico che il navigatore, forse suo malgrado, non era riuscito a trasmettere all'Occidente.
Non è un caso se il Rockbund Art Museum, ospitato in un edificio di fattezza occidentale edificato alla fine dell'800 sede in origine della Royal Asiatic Socety, carico di un'eredità culturale rilevante, ha dedicato come evento a latere dell'Expo di Shanghai una mostra a Cai Guo Qiang.

Artista simbolo della Cina Contemporanea Cai Guo Qiang ha esposto in tutti i musei del mondo e ha partecipato a tutte le Biennali d'arte contemporanea esistenti. Non è un semplice visual artist, nessuno è mai riuscito a definire le sue pratiche artistiche. Formatosi nella Cina comunista all'Accademia di Belle Arti di Shanghai, considera l'arte un modo di pensare il mondo e di dargli forma attraverso i suoi elementi naturali, la terra, l'aria, il fuoco, mettendoli in relazione con l'artificiosità degli strumenti realizzati dall'uomo. Cai in ogni sua opera coniuga in maniera sottile i saperi della cultura alta con il folclore tipico e la semplicità delle tradizionali manifestazioni popolari cinesi, creando così ogni volta un grande evento.

La mostra al Rockbund Art Museum si intitola Paesant Da Vincis, i Contadini da Vinci ed è anche un riferimento esplicito all'Italia, che Cai conosce bene: alcuni anni fa, proprio in Toscana in occasione della manifestazione Arte all'Arte realizzò tra le arcate del ponte medievale di Colle Val d'Elsa, una sede di UMOCA, un museo aperto a tutti, che si potesse realizzare in qualunque parti del mondo senza il bisogno di costruire edifici monumentali e che si arricchiva del vissuto e delle cose portate dalla gente.

Paesant da Vinci è ancora un omaggio all'uomo comune, alla sua operosità, alla sua capacità di creare grandi eventi, come l'Expo, dietro al quale c'è l'enorme lavoro di tantissimi paesans e lavoratori. Sulla facciata dell'imponente Aurora International building per tutta la durata dell'Expo vengono proiettate, le frasi scritte dell'artista: "Never learned how to land; What's important isn't wheater if you can fly, Paesants - making a better city, a better life". Il titolo dell'Expo è Better City, Better Life.

Rockbund Art Museum
Cai Guo Qiang – Paesant Da Vincis
20 Huqiu Road, Huangpu District
Shanghai
fino al 25 luglio 2010

www.rockbundartmuseum.org


Galleria fotografica

30 aprile 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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