Le risorse aggiuntive non verranno usate solo per finanziare incentivi e ammortizzatori sociali - Dopo settembre 2007 si potrà calcolare la portata delle entrate derivanti dalla lotta all'evasione
Con la pressione fiscale che nel 2007 raggiungerà il ragguardevole tetto del 42,9% del Pil, in che misura le maggiori entrate che verranno dalla lotta all'evasione potranno contribuire a ridurre il fisco sull'economia? E con quali priorità? Le risorse propiziate dalla lotta all'evasione - ha risposto il presidente del Consiglio, Romano Prodi, nella conferenza stampa di fine anno - non andranno a finanziare «un capitolo preciso».
È la replica al ministro del Lavoro, Cesare Damiano che al «Sole-24 Ore» di ieri ha detto invece che quelle risorse dovranno essere destinate in via prioritaria a finanziare incentivi e ammortizzatori sociali. Il percorso delineato da Prodi è in sintesi questo: in primo luogo occorrerà verificare &la continuità e la stabilità» di questi introiti. Poi si deciderà se e come destinarli, e tra l'elenco a dir poco nutrito dei possibili destinatari rientrano anche «ammortizzatori sociali più decenti» e la riforma del Welfare. Non si tratta di una sorta di «tassa di scopo», ha precisato il premier.
Acquisito che questa sarà la linea di condotta, va subito precisato che la strada per renderla effettivamente operativa appare tutt'altro che agevole. Tra la manovra di luglio, il decreto collegato alla manovra e la Finanziaria, il Governo ha messo già in campo maggiori entrate ascrivibili a vario titolo al capitolo lotta all'evasione per complessivi 8 miliardi, di cui 3,3 dalla revisione degli studi di settore. È chiaro fin d'ora che il calcolo esatto di quanto di questo maggior gettito potrà essere considerato strutturale non avverrà prima di giugno-luglio, quando affluiranno gli incassi dell'autoliquidazione. Quest'anno, a titolo esemplificativo, solo a settembre è stato possibile quantificare in 5 miliardi i maggiori introiti incassati rispetto alle previsioni, con la conseguente decisione di destinarli ad abbattere il "tendenziale" del 2007, dunque a beneficio del deficit. E la manovra netta destinata appunto a ridurre il deficit al di sotto del 3% del Pil è stata così ridotta dall'1,3 all'1% del Pil.
Nel 2007 si seguirà la stessa strada. E dunque, ammesso che a settembre sia possibile appurare con certezza il maggior gettito certamente ascrivibile ai buoni risultati della lotta all'evasione, solo allora si potrà cominciare a ragionare su come ripartirlo, in ossequio a quanto dispone l'apposita norma inserita nell'articolo 2, comma 4, della Finanziaria. Ne consegue che i benefici potranno essere materialmente visibili non prima del 2008, come del resto ha più volte ricordato il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, che ha addirittura parlato del 2008-2009. A meno che, ovviamente, il Governo non decida di anticiparne in parte gli effetti già nel 2007.
L'elenco delle richieste è nutrito, e l'onere complessivo appare difficilmente compensabile (almeno per intero) con gli auspicati frutti della lotta all'evasione. La riforma degli ammortizzatori sociali costa almeno 1 miliardo; l'abolizione dello "scalone" è quantificabile tra i 4 e i 6 miliardi, cui andranno aggiunti i costi degli incentivi da concedere a chi deciderà di rinunciare al pensionamento. Poi vi è il cospicuo capitolo dei progetti di rilancio dell'economia, a partire dalla riorganizzazione degli incentivi alle imprese, cui andrebbero aggiunte le risorse per aumentare le pensioni minime. E tutto ciò senza aver ancora messo mano agli interventi fiscali veri e propri, come l'eventuale ritocco dell'Irap, dell'Irpef (sia aliquote che detrazioni) e della revisione dell'imposizione sulle società. Nel carnet, rientra anche l'aliquota unica al 20% sugli affitti, che costa 2 miliardi.
Opportunamente Prodi non ha fornito cifre. Non si può vendere la pelle dell'orso prima di averlo catturato, come invece è più volte avvenuto in passato. Il valore aggiunto dell'economia sommersa oscilla, secondo le ultime stime, tra il 16,6 e il 17,7% del Pil: 230-250 miliardi non dichiarati, 7 punti di Pil di mancate entrate per l'erario. Ma proprio l'enormità di questi dati mette in luce che i frutti veri di una vera azione di recupero del sommerso non potranno che essere graduali e distribuiti nell'arco di diversi anni.
DINO PESOLE