Nella città che è ai primi posti in Italia per tasso di imprenditorialità (un'azienda ogni 11 abitanti), anche l'università è un'impresa, iscritta al Registro della Camera di commercio. I soci "forti" della cooperativa Pin, che con un budget di 4,5 milioni l'anno gestisce il polo universitario di Prato formato da 1.600 studenti (per il 17% provenienti da fuori regione), sono l'Università-madre di Firenze (28% del capitale), unita da una convenzione da 670mila euro all'anno, e il Comune di Prato (20%), seguiti da Camera di commercio, Fondazione CariPrato e azienda comunale di servizi Consiag (quasi 11% a testa). Quote minori sono in mano alle categorie economiche e alla Provincia di Prato.
L'assetto societario si spiega con la mission. «Non si tratta di un decentramento per "replica", nato dalla congestione della sede centrale di Firenze - precisa Maurizio Fioravanti, 56 anni, docente di Storia del diritto e presidente del Pin -, ma del tentativo di dare risposta a esigenze professionali nuove e ai bisogni di formazione».
È così che al nucleo originario di corsi di Ingegneria (dell'ambiente, dell'informazione e industriale), si sono aggiunti quelli in Marketing del tessile-abbigliamento, in Relazioni industriali, fino al corso annuale di alta formazione in Cultura, economia e diritto cinese. E, sempre nell'intento di rimanere agganciati all'economia del territorio, da tempo si sta pensando a una laurea specialistica in Innovazione industriale. «Ma partirà solo se viene fatta ad alto livello - precisa Fioravanti -. Abbiamo una politica di crescita prudente e non prendiamo nessuno "in casa" se non ci sono partner che finanziano».
I 3,5 milioni che il Pin investe ogni anno in ricerca (sono attivi 13 laboratori ed è sviluppato il legame con le attività in aula) e formazione (è un'agenzia accreditata dalla Regione) derivano infatti da autofinanziamenti trovati sul "mercato".
Il legame con il territorio ha portato nel polo universitario pratese gli effetti del "ciclone" che in questi anni ha investito il settore tessile. Ma senza compromettere gli sbocchi occupazionali. «I nostri studenti continuano a trovare lavoro in tempi brevi - spiega Simone Guercini, 41 anni, docente di Marketing internazionale e presidente del corso di laurea in Marketing del tessile-abbigliamento, nato nel 2000 -, ma in aziende diverse da quelle tessili, per le quali il corso era stato pensato». Dei 120 studenti laureati dal 2003 a oggi, il 50% oggi è impiegato in servizi legati al tessile (consulenza, informatica e logistica), il 25% ha trovato occupazione nell'abbigliamento e solo il 10-15% è finito in aziende tessili. «Eppure sono convinto che il manifatturiero abbia ancora molte chance - dice Guercini - e gli operatori del tessile restano gli interlocutori privilegiati per capire come far evolvere il corso».
Alle nuove esigenze professionali Prato ha cercato di rispondere anche in campi diversi dal manifatturiero, soprattutto con il corso in Progettazione e gestione di eventi dello spettacolo, nato nel 2001. «Abbiamo sperimentato l'integrazione tra discipline umanistiche, economiche e giuridiche - spiega Teresa Megale, 45 anni, presidente del corso Progeas - e oggi, dopo otto anni di vita, attiriamo studenti da tutta Italia, grazie anche a docenti esterni di altissimo livello».
(Si.Pi.)