«...
PAGINA PRECEDENTE
Questione femminile
È riduttivo parlare di "questione femminile" in Italia. Piuttosto, secondo la maggioranza degli economisti (si vedano ad esempio i saggi pubblicati su Lavoce.it) in riferimento all'insufficiente tasso di occupazione femminile bisogna parlare di spreco di talenti che il Paese non può più permettersi; secondo i sociologi esiste una negligenza nazionale nelle politiche a sostegno della famiglia tutta (non solo delle donne); secondo i giuristi esiste una questione di diritti violati, consideranto i gap uomo-donna. Le docenti della Bocconi Paola Profeta e Alessandro Casarico hanno dimostrato che se in Italia lavorassero 100mila donne in più, la maggiore occupazione varrebbe lo 0,28% del Pil e potrebbe liberare risorse per migliorare le politiche a favore della famiglia. Il Commissario Ue al Lavoro, Vladimir Spidla, è convinto che il completo Ue al Lavoro, Vladimir Spidla, afferma che il riscatto delle donne nella società europea non è solo una questione etica ma anche e soprattutto pragmatica, perché le donne sono forza-lavoro indispensabile nel mondo della competitività globale e della crisi del welfare, un elemento essenziale per la stabilizzazione della situazione sociale e pensionistica in Europa. Insomma discriminare le donne oggi è un lusso che l'Europa non può più permettersi.
Quote rosa e misure d'urto
Molte donne e diversi esponenti politici ritengono che il sistema sociale italiano non sia in grado di autoregolarsi sul tema della parità uomo-donna e che servano norme transitorie e mirate per le pari opportunità negli incarichi pubblici, che garantiscano una presenza paritaria delle donne negli enti pubblici, nella Pa, nei consigli d'amministrazione delle aziende a capitale pubblico. Federmanager e il neo-costituito gruppo femminile Minerva chiedono l'obbligatorietà di almeno due donne nei Cda delle imprese quotate e sgravi per le piccole-medie imprese che portino avanti le donne nella gerarchia aziendale. La Fondazione Bellisario ha elaborato una proposta di legge che propone un'Authority garante della parità uomo-donna ai massimi livelli degli enti pubblici. Di diverso avviso, invece, il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, che più volte si è espressa pubblicamente contro le quote rosa.
Soffitto (o labirinto) di cristallo
Nel mezzo della carriera c'è una palude nella quale cadono quasi tutte le donne, fatta di periodi di maternità troppo allungati nel tempo, discriminazioni o senso di spaesamento al rientro dalla maternità, o attribuzione degli incarichi migliori agli uomini che sono "capofamiglia" e "mantengono la famiglia" (sono i breadwinner, dicono negli Usa), scarsa capacità di pubblicizzare i propri risultati presso i propri capi da parte delle donne, scarsa o quasi inesistente rete di servizi pubblici sociale a sostegno delle famiglie. Questi mattoni invisibili costituiscono un tetto che quasi impedisce l'ascesa delle donne verso i piani alti, un tetto denominato correntemente "soffitto di cristallo". Ma più recentemente un articolo sull'Harvard business review ha parlato di "labirinto di cristallo", perché il percorso a ostacoli non è solo in fase di ascesa ma anche in orizzontale, nella vita lavorativa di tutti i giorni.
Stereotipi sessisti
Nel 2007 e nel 2008 l'Onu ha redarguito l'Italia per il perdurare di "stereotipi sessisti". Gli stereotipi sono subdoli, in quanto frequenti nel linguaggio comune e nel cervello delle persone, uomini e donne. Quando si dice con stupore che una donna è "lavoratrice e mamma" o peggio ancora, "nonostante sia mamma" si insinua che la conciliazione tra vita e lavoro sia quasi impossibile. I media, le pubblicità, persino le favole raccontate ai bambini e i giocattoli a loro regalati spesso propongono modelli femminili obsoleti: per le donne privilegiano aspetti come la bellezza, il senso materno, la creatività disgiunta da doti pratiche o la componente seduttiva, mentre i modelli maschili inneggiano a valori come il coraggio, la capacità di "salvare" le donne da situazioni pericolose, la capacità manuale. Una ricerca del 2006, che analizzava la presenza femminile sulla stampa italiana, ha appurato che le donne sono citate dai media soprattutto come vittime di violenze o come madri.
Valutazione dei talenti femminili
Secondo lo studio "Women matter" della società di consulenza McKinsey, nel Paese e nelle imprese serve un'iniezione di meritocrazia che porti ai vertici chi merita, indipendentemente dal numero di ore alla scrivania. Ora la valutazione delle risorse umane avviene in Italia soprattutto su criteri di fedeltà al capo, della capacità di farsi cooptare o di orario di lavoro prolungato. Bisognerebbe portare avanti, invece, chi porta risultati. Il sistema, comunque, non funziona: la produttività individuale italiana della forza lavoro è tra le più basse d'Europa. Perdurano anche atteggiamenti paternalistici, del tipo "questo incarico che richiede molti viaggi non lo propongo alla tal risorsa che è madre" oppure "questo incarico con gettone extra lo propongo a tal collaboratore, che è padre di famiglia". E' urgente fissare nuovi criteri di valutazione dei talenti femminili, gender neutral (vale a dire non influenzati dal sesso).