Ragionare attorno a crisi globale e identità locale implica di tener conto del binomio grande lezione/grande mutazione. Anche il territorio locale, nella sua articolazione provinciale di Trento e di Bolzano, non potrà sottrarsi dal declinare il binomio suddetto. E questo significherà anche fare i conti col proprio corpo sociale, in cui matura o non matura l'energia complessa e a più facce di un'identità collettiva che può assumere le caratteristiche di motore dinamico, di motore lento o di motore immobile del nostro futuro sviluppo. Tre sono i problemi che si presentano nell'affrontare l'evoluzione di tale corpo sociale.
Tre problemi
Il primo è quello del superamento della logica del pendolo. È sin troppo facile (e ingenuo, oltre che pericoloso) ritenere che finalmente hanno vinto quei valori di fondo cui le due comunità territoriali ricordate si sentono più vicine: l'economia reale, la piccola dimensione dell'impresa diffusa, l'elevata coesione sociale, il radicamento territoriale. Se si è tornati di moda perché dunque preoccuparsi più di tanto? In realtà la grande mutazione che ci attende richiede di porre l'accento anche sui valori complementari rispetto ai precedenti cioè su quelli che hanno e avranno a che fare con un'equilibrata componente finanziaria dell'economia, con un rafforzamento della dimensione delle imprese, con una tensione costante verso la crescita, con una propensione verso l'internazionale e il globale.
Il secondo problema è costituito dal superamento della prigionia del presente. Il corpo sociale può essere (ed è) tentato di godersi il già raggiunto che è molto. E questo grazie a uno sviluppo che nei territori delle due Province si è basato sulla "forza quieta" come paradigma di fondo. Se si sta bene, perché dunque pensare al cambiamento o a una grande mutazione? È evidente che qui entra in gioco un atteggiamento di fondo nel cui ambito si è più tentati di valutare quello che si può perdere piuttosto che non quello che si può guadagnare. Ed è proprio qui che emerge la necessità di sciogliere l'iceberg della pura e semplice continuità, investendo la forza quieta del corpo sociale sullo sviluppo che verrà.
E infine il terzo problema è rappresentato dal superamento dell'identità intesa come pura ricerca della soggettualità. La tentazione di definire continuamente se stessi come individui, come comunità o come territorio può ricevere una spinta ulteriore proprio dalla crisi in corso, la quale sollecita più chiusure che aperture, più spinte localistiche che aperture globali. Un territorio come quello trentino o quello altoatesino ha mostrato e mostra l'elevato valore rappresentato dalle tante forme di coesione sociale che caratterizzano le due comunità. Ed è proprio da qui che si deve partire per sviluppare un'identità di relazione che scommetta sulla forza dei rapporti tra soggetti diversi non solo all'interno, ma anche all'esterno della comunità di appartenenza.