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27 maggio 2009
Museo Diocesano Tridentino

È un contesto urbano prezioso quello che accoglie il Festival dell'economia: i palazzi, le piazze, i chiostri, le chiese e i monumenti raccontano il passato di Trento gestito per oltre settecento anni dai principi-vescovi. I segni della storia sono rintracciabili nel Castello del Buonconsiglio e lungo gli itinerari del centro cittadino che, grazie a importanti opere di restauro, da oltre un decennio è tornato a essere come lo pensò il cardinale Bernando Cles, principe-vescovo di Trento dal 1514 al 1539.

Cles morì prima che Trento fosse designata quale sede del Concilio (che si insediò nel 1545 per chiudersi dopo alterne vicende nel 1563), ma nella bolla di convocazione papa Paolo III la definì come «sito commodo, libero, e a tutte le Nazioni opportuno». I padri conciliari al loro arrivo trovarono una città rinascimentale, crocevia tra mondo il latino (cattolico) e quello germanico (protestante), che in vent'anni vide crescere da 10mila a 14mila i suoi abitanti.

La mostra sul cardinale Morone
Il Concilio ebbe un riconosciuto protagonista nel cardinale Giovanni Morone, di cui si celebrano i 500 anni dalla nascita con una mostra – aperta fino al 26 luglio – al Museo diocesano e a Palazzo Thun. Le sue doti diplomatiche lo posero fin da giovane ai vertici della curia romana, ma la sua disponibilità al dialogo e al confronto con i luterani lo rese sospetto ai conservatori, fino a subire un processo per eresia istruito dall'Inquisizione, che culminò nell'arresto e nella prigionia in Castel Sant'Angelo, ordinati da papa Paolo IV. Solo dopo la morte di quest'ultimo, Morone recuperò la sua libertà, mentre il prestigio di cui ancora godeva indusse il nuovo papa Pio IV ad affidargli la delicata missione della chiusura del Concilio.

Museo Diocesano TridentinoIn mostra ci sono più di 70 opere d'arte - provenienti dal Louvre, dagli Uffizi, dalla Biblioteca apostolica vaticana e dalle principali Gallerie di Roma, ma anche dai musei di Berlino, Napoli, Siena e da collezioni private - che illustrano gli splendori dell'arte sacra e le vite dei papi, dei cardinali, degli imperatori e dei padri della Riforma protestante negli anni del Concilio. Dipinti e stampe illustrano l'iconografia dell'assemblea conciliare, mentre le pale d'altare eseguite a Trento dal pittore bergamasco Giovanni Battista Moroni mostrano i nuovi compiti affidati alla pittura devozionale. Esposti anche i libri della biblioteca personale di Morone, lettere autografe e documenti d'archivio, che evocano il fervore culturale di una fase storica decisiva per i destini dell'Europa: quella compresa tra la Riforma luterana e l'inizio della Controriforma.

Castello del Buonconsiglio e giro al «Sas»
Non mancano durante il Festival le opportunità di conoscere da vicino la storia di Trento, anche solo frequentandone i luoghi: Palazzo Geremia, sede comunale che ospita l'ufficio del Sindaco e la sala dove si riunisce la Giunta, presenta sulla facciata scene riferibili alla visita in città a fine Quattrocento dell'imperatore Massimiliano I; la Sala Depero, dove si riunisce il Consiglio della Provincia autonoma, decorata dal pittore futurista Fortunato Depero; la facoltà di economia dell'Università, a ridosso di quello che sarà il nuovo quartiere di Trento con i progetti di Renzo Piano per il Museo della scienza e di Mario Botta per la biblioteca universitaria, concepita a forma di libro aperto e con grande uso del vetro-cristallo.

Ma i luoghi del Festival non sono soltanto le sale all'interno dei palazzi storici: dal giardino Santa Chiara, interessante snodo culturale della città frequentato da studenti della vicina facoltà di lettere, al chiostro dell'ex convento degli Agostiniani, oggi sede regionale dell'Ocse, nelle immediate vicinanze del castello del Buonconsiglio; lo stesso maniero, scrigno prezioso della storia trentina, che fu residenza dei principi-vescovi dal 1255 fino all'arrivo di Napoleone nel 1796, conserva nella Torre dell'Aquila con il "ciclo dei mesi", uno dei più significativi esempi di pittura cavalleresca riferibile al Gotico internazionale.

Un altro "passaggio obbligato" è piazza Cesare Battisti, a pochi passi dal Teatro Sociale. Qui l'ambiente ha un fascino particolare, a volte difficilmente riscontrato dagli stessi trentini, per le sue mutazioni urbanistiche e architettoniche nel corso del secolo scorso e le innovazioni degli ultimi decenni. Un tempo, al posto della piazza, l'antico quartiere del "Sas" ospitava le botteghe artigiane di falegnami, conciapelli e fabbri: l'acqua delle rogge usata da questi ultimi, per i loro magli, confluiva poi nell'allora vicinissimo fiume Adige (che scorreva - fino alla seconda metà dell'Ottocento - nelle attuali vie Torre Vanga e Torre Verde, fra i giardini di piazza Dante e la via Lunga, ora via Manci). Il corso dell'Adige venne spostato dal Governo austriaco a causa delle frequenti esondazioni in città e per far posto alla linea ferroviaria. Piazza Cesare Battisti conserva, sotto la pavimentazione, le tracce della "civitas" romana (l'antica Tridentum), uno spazio archeologico visitabile e che ospita anche incontri pubblici e iniziative culturali.

27 maggio 2009
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