Due premi Nobel, Heckman e Akerlof, ammettono di non avere previsto la recessione. Il presidente della Provincia Dellai: "Una nuova idea di futuro, a livello globale e territoriale"
TRENTO - E' dedicata al tema "Identità e crisi globale" la quarta edizione del Festival dell'economia di Trento, aperta come è ormai tradizione al castello del Buonconsiglio con i saluti del presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, del sindaco di Trento Alessandro Andreatta, del responsabile scientifico Tito Boeri e degli organizzazatori e partner dell'evento: Innocenzo Cipolletta (università di Trento), Gianfranco Fabi (Il Sole 24 Ore), Giuseppe Laterza (edizioni Laterza) e Corrado Passera (Intesa-SanPaolo).
"Molte cose sono cambiate in un anno, sul piano politico (una per tutte l'elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti), ma anche naturalmente su quello economico – ha ricordato il moderatore Giampaolo Pedrotti in apertura dei lavori – E' esplosa una crisi che rappresenta il convitato di pietra di questo Festival (che in origine era stato intitolato "Identità e competizione globale", ndr) . Da qui, da una Trento che 500 anni fa con il Concilio si confrontò con un altro genere di crisi, non meno lacerante, della Riforma protestante e della Controriforma cattolica, si proverà a fare il punto della situazione e ad indicare le prospettive future".
In margine alla cerimonia di inaugurazione, incontrando i giornalisti, due premi Nobel dell'economia, James Heckman e George Akerlof, entrambi relatori nella prima giornata del Festival hanno ammesso di non avere previsto la recessione. "Non posso dire di essere stato molto saggio" ha riconosciuto Heckman, precisando che i problemi sono stati avvertiti da primi da alcuni esperti dei mercati immobiliari negli Usa. "D'altra parte - ha aggiunto - ci sono diversi fattori dell'economia Usa che ancora oggi impediscono di vedere quali sono effettivamente i problemi. Non so se abbiamo capito bene che cos'è successo con la crisi".
Il coordinatore scientifico del Festival Tito Boeri ha sottolineato dal canto suo che "effettivamente è mancata una comprensione della dimensione complessiva della crisi". Boeri ha parlato di crisi globale e di un'identità che viene sempre più spesso declinata in sede locale, là dove si cercano le soluzioni alla crisi stessa. Ciò genera fenomeni come la recente protesta di quei dei lavoratori inglesi nei confronti dei colleghi italiani dipendenti di una ditta vincitrice di un appalto in Inghilterra, accusati di portare via loro in lavoro. Boeri ha parlato inoltre del conformismo manifestato da molti economisti che hanno sottovalutato gli scenari della crisi, atteggiamento che sarà "processato" in questa edizione del Festival. "Ma se abbiamo per certi versi replicato la crisi del '29 - ha concluso - non avremmo un altro '33, oggi conosciamo gli errori del passato e non li ripeteremo.
Per Innocenzo Cipolletta, intervenuto come presidente dell'università di Trento, parlare di crisi potrebbe sembrare persino una mancanza di rispetto nei confronti di quanti stanno soffrendo a causa di essa. "Personalmente – ha aggiunto Cipolletta – penso che il peggio sia passato, anche perché forse il peggio è stato sovrastimato. Non eravamo alla vigilia dell'apocalisse, forse la nostra non-conoscenza dei meccanismi della crisi ci ha portato fuori strada". Da Cipolletta è arrivato infine un invito non solo o non tanto a individuare i "colpevoli" della crisi, quanto a ricercare le soluzioni, pur respingendo un ottimismo di maniera, che attribuisce la crisi alla forzatura dei media e all'informazione in generale, bensì perseguendo un ottimismo basato sulla volontà e sulla conoscenza.
Giuseppe Laterza ha parlato di libri e di autori, che al Festival dell'Economia hanno molto spazio. "Un mese fa ero ad Oxford - ha detto - per festeggiare gli 80 anni di un grande sociologo, Ralf Dahrendorf, che è stato fra i protagonisti della prima edizione del Festival nel 2006. A un certo punto uno degli ospiti, Parta Dasgupta, anch'esso relatore ad una delle passate edizioni del Festival trentino, ha parlato di fiducia come di un prodotto della conoscenza, che a sua volta è un prodotto della democrazia, del pluralismo. Venendo a Trento per questo Festival si respira qualcosa del genere, si respira uno straordinario senso civico, dovuto al rapporto dialettico individuo-società".
Per il gruppo Intesa-SanPaolo, ha preso la parola Corrado Passera: "Il tema di quest'anno è, per la nostra classe dirigente, una sfida culturale prima ancora che economica. Identità e globalizzazione: è questo un binomio critico, perché la lobalizzazione, prima ancora della crisi, mette in discussione la vita quotidiana, delle persone e delle famiglie". Fra le reazioni positive alla globalizzazione, per l'amministratore delegato di Intesa-SanPaolo c'è stato anche "il localismo". Ora nello scenario globale "ha fatto irruzione la crisi, che è il prodotto in realtà di tante crisi, che agiscono anche sulle identità. La reazione della politica è stata prevedibile e abbastanza moderata: non si è ceduto, come nel 1929, alla tentazione del protezionismo, ma si sta cercando di impostare, attraverso il G-20, una risposta multilaterale alla crisi. E l'Europa rappresenta ancora, in questo contesto, un buon modello, anche se migliorabile, Italia compresa."
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