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Processo alla crisi

La giuria popolare «condanna
i banchieri ai lavori socialmente utili»

dall'inviato Piero Fornara

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1 giugno 2009

TRENTO – Il verdetto della giuria popolare è stato chiaro: colpevoli. Gli imputati erano i manager del mondo della finanza, simbolicamente processati nell'ultima giornata del Festival dell'Economia a Trento dal "Tribunale della crisi". Le pene? Restituire i guadagni realizzati grazie alle responsabilità accertate nel "processo" e lavori socialmente utili. Il ruolo di pubblico ministero è stato svolto da Marco Onado, quello di avvocato difensore Luigi Zingales, il primo docente alla Bocconi di Milano, il secondo all'università di Chicago ed entrambi editorialisti del Sole 24 Ore. Come nei due precedenti processi, agli economisti (sabato) e ai controllori e politici (domenica) il ruolo di presidente è stato sostenuto da Massimo Gaggi, inviato del Corriere della Sera negli Stati Uniti.

«Non si tratta di fare qui una caccia alle streghe o agli untori – ha sostenuto Marco Onado – ma il mondo della finanza va sanzionato per avere costruito un sistema bancario occulto, tenendo all'oscuro le autorità (come ha scritto la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea) e ingannando consapevolmente (soprattutto nei paesi anglosassoni) milioni di consumatori e cittadini con titoli strutturati che venduti in mercati non regolamentati, senza spiegare i gravi rischi cui venivano esposti i sottoscrittori». Di conseguenza «per questa crisi "made in America" sono stati esportati nel mondo prodotti tossici – e qualcuno deve pur aver fatto lo "spacciatore" – così adesso abbiamo due milioni di famiglie americane che hanno perso la casa, abbiamo la disoccupazione Usa al livello più alto da quindici anni, mentre il reddito disponibile è tornato quello degli anni 90. Intanto i banchieri e manager si sono intascati bonus milionari: ad esempio cento trader della Merrill Lynch hanno incamerato 1 milione di dollari a testa. Per ogni dollaro investito nella finanza tradizionale, ce n'erano quasi tre investiti nella nuova finanza».

Luigi Zingales ha preso le difese del "diavolo", cioè della finanza, riversando su Onado l'accusa di aver fatto del populismo a buon mercato. «La rabbia nei confronti della finanza è sacrosanta – ha detto Zingales – ma non va usata per bloccarne lo sviluppo, perché ciò vorrebbe dire bloccare l'economia per i prossimi trent'anni. Usiamola piuttosto per approvare riforme che limitino il potere politico di Wall Street, rendendo il sistema finanziario più competitivo ed efficiente». Quindi per Zingales «non c'è responsabilità legale, ma eventualmente morale o politica e ideologica. Non c'era reato nel vendere prodotti derivati e chi ha comprato ha realizzato buoni guadagni quando i prezzi delle case salivano e non poteva ignorare i rischi delle possibili perdite. Non è dimostrato, per Zingales, l'occultamento deliberato di informazioni, al pubblico e alle autorità di controllo.
Ma nemmeno i clienti delle banche erano totalmente "innocenti": molti sottovalutavano in maniera deliberata i rischi che si assumevano e puntavano a fare soldi in fretta grazie alla crescita del valore degli immobili. «La verità – ha commentato – è che la gente ama comprare i biglietti della lotteria, ma quando non vince vuole cambiare le regole della lotteria». In quanto ai compensi dei manager, nessuno si scandalizza per i guadagni dei calciatori, e i manager quando sbagliano pagano di tasca loro, quando fanno bene creano ricchezza per il loro paese. «No al giustizialismo all'italiana ha concluso Zingales, strappando un – forse imprevisto – applauso al pubblico in aula».

E' stata quindi la volta dei testimoni: a partire da quelli dell'accusa, Wolfang Munchau, analista del "Financial Times" (presente oggi in videoconferenza) che ha parlato delle pratiche "predatorie" utilizzate dalle banche negli Usa e in Inghilterra, e Pietro Modiano, una vita ai vertici di importanti istituti bancari, che ha ricordato fra l'altro come le banche abbiano prima venduto, ma poi anche ricomprato titoli tossici, immettendo un "batterio micidiale" nel sistema bancario.

I testimoni della difesa – due esperti di "titoli complessi" – hanno a loro volta offerto una testimonianza in video: Brunnenmeier e Cochran sostenuto l'effettiva utilità dei titoli offerti alla clientela e la effettiva capacità degli strumenti messi a punto in questi anni di produrre ricchezza reale, di cui hanno beneficiato tanti paesi. Hanno inoltre fornito una spiegazione tecnica dei "titoli tossici": crediti che le banche generano prestando soldi a chi vuole comprare una casa e che rivendono ad altri investitori, che li utilizzano magari per fare a loro volta degli altri investimenti. Il rischio viene diversificato e "spalmato" sul mondo intero, con risultati ovviamente positivi o negativi a seconda di come vanno le cose.

Il verdetto sulla finanza da parte della "giuria popolare" dei trenta studenti universitari, selezionati dagli organizzatori del Festival, è stato annunciato immediatamente prima della chiusura della kermesse di Trento con l'intervento del premio Nobel dell'Economia Michael Spence che ha parlato del "Mondo dopo la crisi". La sentenza ha simbolicamente "condannato" il management delle banche alla restituzione dei guadagni correlati alle responsabilità accertate, e ai lavori socialmente utili.

1 giugno 2009
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