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George Akerlof: «Salvate il gregge dal capitalismo»

di Mario Platero

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25 maggio 2009
George Akerlof (AP / LaPresse)

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Come vede il futuro del capitalismo nel postcrisi?
Abbiamo bisogno di una visione diversa, la narrazione ci diceva che nel capitalismo tutto era automatico, che ci sono forme di autocontrollo determinate dalle forze del mercato. Oggi sappiamo che non c'è nulla di automatico. E che c'è un ruolo molto più importante del governo rispetto al passato.

Quanto più importante?
Il governo ha il ruolo di mantenere un equilibro macroeconomico in cui il mondo degli affari può perseguire i suoi interessi, vendere buoni prodotti e in cui la gente preparata può aspirare a un buon lavoro con buoni salari e mantenerlo grazie a un buon equilibrio macro. È questo che può dare alla gente quel senso di libertà di cui abbiamo bisogno, un capitalismo in cui il governo mantiene piena occupazione e tutti seguono le regole.

Mi scusi, ma anche Alan Greenspan aveva identificato nel tasso di crescita sostenibile l'equilibrio perfetto per l'economia, eppoi tutti concordano, anche adesso, che troppe regole, invece di garantirla, uccidono la libertà e l'innovazione…
Mi spiego, l'innovazione è centrale, e le regole vanno tenute al minimo, occorre dare libertà a sufficienza per perseguire lo spirito animale e non inibire l'innovazione. Ma adesso abbiamo l'equilibrio sbagliato. Dobbiamo restare flessibili; sappiamo che c'è sempre qualcuno cercherà di aggirare le regole. E ci riuscirà, particolarmente nel mondo finanziario. E si dovrà reagire. Negli anni Sessanta avevamo le regole, poi sono diventate obsolete e non ce ne siamo accorti…pensi a un bimbo chiuso nel box a giocare. Se lo lasciamo libero, fuori, dobbiamo poi essere molto più attenti, non per limitarlo nei movimenti, ma perché non si faccia male.

25 maggio 2009
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