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Secondo: correttamente, abbiamo sostituito l'indebitamento del settore pubblico all'indebitamento del settore privato, su scala che non ha precedenti per essere in tempi di pace. Ciò potrà continuare ancora per qualche tempo, ma non per sempre, in quanto Stati Uniti e Regno Unito stanno iniziando ad assomigliare all'Italia, ma senza le solide risorse del settore privato dell'Italia.
Terzo: malgrado modeste e - per quanto possibile, temporanee - riduzioni, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna e altre economie precedentemente nella bolla continuano ad avere grandi deficit strutturali dei conti correnti, con cospicui surplus compensativi in Cina, Germania, Giappone, e nei paesi esportatori di petrolio e altri ancora. Eppure, finché questi deficit con l'estero dureranno, i paesi coinvolti dovranno gestire deficit finanziari in corso o nel settore privato o in quello pubblico o in entrambi. In parole povere, senza un riequilibrio globale, il problema dei bilanci interni verosimilmente non migliorerà, ma peggiorerà soltanto.
Quarto: i paesi eccedentari - la Cina più di altri - dimostrano scarso o nessun interesse a varare i tanto necessari cambiamenti politici. Anzi: continuano a discutere, come se fosse possibile per la Terra continuare ad avere un credito con Marte. In qualche modo occorre trovare una soluzione - il meglio sarebbe cooperando - per togliere ai paesi eccedentari l'abitudine alla loro mania.
Infine, il sistema finanziario resta compromesso. Non soltanto è tuttora proprietario di enormi quantità di "asset tossici" che i suoi addetti "di talento" hanno creato, ma oltretutto la comunità internazionale non sta affrontando le cause strutturali della crisi. Per certi aspetti il sistema bancario oligopolistico emerso dalla crisi è ancora più pericoloso di quello che vi è precipitato.
I pilastri della nostra economia globale e quindi della nostra civiltà globalizzata restano pericolosamente fragili. Invece di continuare a darci delle pacche sulle spalle per il lavoro ben svolto, adesso che si palesa una circoscritta ripresa, dobbiamo perdurare nello sforzo per riportare in piena salute l'economia mondiale. E ciò richiederà grande impegno intellettuale e collaborazione politica.
Ma prima di ogni altra cosa, dobbiamo rifuggire da ogni azzardato autocompiacimento.
(Traduzione di Anna Bissanti)