ECONOMIA &LAVORO

 
 
 

Imprese & Ripresa

 
HOME DEL DOSSIER

Gli articoli

«Sos» dai giudici sugli abusi della riforma

di Giovanni Negri e Alessandro Galimberti

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
20 ottobre 2009

Una normativa a maglie larghe che avvantaggia debitori spregiudicati, agevola operazioni ai limiti della legalità e, in definitiva, altera i meccanismi della concorrenza. Secondo i magistrati delle sezioni fallimentari di alcuni tra i principali tribunali, viste le premesse è addirittura sorprendente che in molte piazze il nuovo concordato preventivo e dintorni (accordi di ristrutturazione del debito e piani attestati) non abbia ancora "sfondato", mandando in cortocircuito il tessuto imprenditoriale sano. «Il rischio c'è, è serio e in alcuni casi già divenuto realtà – dice il presidente del tribunale di Treviso, Giovanni Schiavon – perché il ricorso a procedure spregiudicate era prevedibile e anzi ampiamente previsto: del resto non c'è più, di fatto, alcun controllo giurisdizionale e quello delegato ai professionisti si è dimostrato quasi sempre del tutto insufficiente, per non dire altro».

«La riforma societaria del 2003 e quella del fallimento del 2005 hanno perseguito un disegno a suo modo organico di deregolamentazione», sostiene Gino Abete, giudice dell'esecuzione immobiliare a Napoli e per 12 anni nella sezione "societario e fallimentare". «Il risultato – sostiene – è l'abbattimento delle garanzie, in questo caso per i creditori, prodotto da un intervento legislativo nefasto. Sarebbe davvero ingenuo, oggi, attendersi un trend contrario».
Il concordato facile è diffuso a macchia di leopardo: Lombardia e Triveneto sono molto esposte, come la Toscana del distretto tessile, mentre altrove non ha ancora attecchito, «ma è solo questione di tempo», profetizza Abete: «Il vantaggio competitivo che offre, del tutto legittimo tra l'altro, è una calamita troppo forte».

I punti critici della normativa, dentro cui si infilano debitori in difficoltà, sono tre: è stato abolito il paletto soggettivo della «meritevolezza» (cioè serietà e affidabilità) dell'imprenditore concordatario; non serve più la doppia maggioranza "per teste e per debito" per approvare il piano (oggi detta legge il 51% dell'ammontare, indipendentemente da quanti lo detengono); e infine lo svilimento del ruolo di garanzia del giudice, un tempo nume tutelare dei piccoli creditori, oggi spettatore senza più effettivi poteri. «Il risultato – commenta Schiavon – è che il controllo è stato "terzializzato" ai consulenti, con esiti raramente accettabili: in molti casi la congruità del piano è "accertata" senza alcuna verifica reale, talvolta senza nemmeno prendere visione dei magazzini, ma solo sulla base dei bilanci».

L'ulteriore problema è che oggi «la proposta può avere contenuti del tutto liberi», aggiunge Abete, quindi non devono stupire esiti clamorosi come il 7% sul totale del debito restituito. Troppa discrezionalità, quindi, che rischia di calpestare diritti oltre che legittime aspettative: «Io ho moltissimi dubbi sulla tenuta costituzionale della disciplina del nuovo concordato – conclude Abete – perché riduce a comparsa una platea potenzialmente significativa di creditori, facendoli sottostare alle decisioni di pochi».

Concorda, è il caso di dire, Roberto Fontana, giudice delegato al tribunale di Milano che, da una parte, mette in evidenza («fatto salvo il fatto che il concordato costituisce sempre un'espropriazione del credito») come lo strapotere di pochi grandi creditori («che giocano magari su più tavoli anche in termini di garanzie e assicurazioni») rischia di alterare gli equilibri di un istituto voluto anche per il rilancio di imprese non definitivamente decotte e, dall'altra, considera fondate le osservazioni degli imprenditori delle fonderie.

«Certo – avverte Fontana – un cattivo utilizzo del concordato preventivo può essere tanto più grave in alcuni settori imprenditoriali come quello immobiliare. Un esempio: se un'impresa costruisce immobili abbattendo i costi in maniera sensibile e del tutto fuori mercato, può poi andare in crisi, prima di completare i lavori, e utilizzare il concordato per uscire ripulita da tutti i debiti, completando l'attività in un'altra veste giuridica e con margini di guadagno assolutamemte convenienti». Ecco allora che quel vantaggio competitivo paventato dagli imprenditori nella loro lettera diventa una realtà molto concreta.

20 ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-