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Primo: difendere dipendenti e fornitori

di Nino Ciravegna

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25 settembre 2009

Resistere, a costo di sacrifici. Resistere, aspettando la fine della grande crisi, per salvaguardare azienda, dipendenti e filiera produttiva. Per essere pronti a ripartire ai primi, timidi segnali di recupero. Capita di tutto in questo periodo. Imprenditori che ricorrono alla cassa integrazione ma che per dare un segnale si tagliano bonus e stipendi. O aziende che, pur di mantenere intatto l'humus della «fabbrica estesa sul territorio», finanziano fornitori e partner commerciali sopperendo alle carenze del credito.
Uno sforzo collettivo che coinvolge tutta l'Italia, riconosciuto dallo stesso sindacato: secondo Carla Porta, segretario generale della Cisl Veneto, «è l'aria che si respira ogni giorno: vediamo imprenditori che ipotecano la casa pur di andare avanti o mettere mano alle rendite personali per finanziare l'azienda. E, anche, imprenditori che riportano in Italia lavorazioni che erano state delocalizzate con il solo scopo di pagare meno il costo del lavoro. Questa grande crisi è stata affrontata insieme, pur nella diversità degli interessi, da regioni, aziende e sindacati per ridurre al minimo l'impatto sull'occupazione. E ogni risultato, anche se piccolo, è importante».

L'autoriduzione degli stipendi
Marco Zannini, direttore generale della Zannini di Castelfidardo (Ancona) specializzata nella produzione di minuterie metalliche, non ha avuto dubbi: «Nel primo trimestre di quest'anno, con gli ordini crollati di oltre il 50% siamo stati costretti a mettere il 15% dei nostri 75 dipendenti in cassa integrazione. Contemporaneamente ci siamo tagliati lo stipendio, noi amministratori, del 30 per cento. Misura indispensabile, a nostro parere, per essere credibili nei confronti dei dipendenti ai quali chiediamo sacrifici e anche nei confronti delle banche: hanno visto che crediamo nell'azienda e, forse per questo, non abbiamo avuto problemi di credito».

Prima di tutto salvare i fornitori
Gianfranco Tonti, amministratore delegato di Industrie Ifi di Tavullia, alle porte di Pesaro, è impegnato a difendere la rete di fornitori, fondamentali per il suo gruppo, leader nella produzione di arredi per bar e locali pubblici: «I nostri fornitori sono quasi tutti articolati in piccole imprese con alta specializzazione e passione. Ma la crisi rischiava di metterli al muro per difficoltà finanziaria: siamo intervenuti a tutela di quello che consideriamo un vero e proprio patrimonio aziendale. Ci siamo fatti garanti con le banche per conto loro, abbiamo anticipato i pagamenti, aumentato del 27% l'esposizione finanziaria nei loro confronti. Con un po' di ansia: fino a quando potremo reggere questa situazione che in qualche modo ci vede agire come polmone finanziario per questo gruppo di imprese?».

Addio all'utile, basta il pareggio
L'azienda Zannini, fondata nel 1963, nel 2008 ha realizzato un fatturato complessivo di quasi 16 milioni. Quest'anno l'obiettivo è chiudere con un -30%: «Sarebbe già un successo - assicura Zannini - visto che la media del settore è del 50% in meno. Ci siamo posti due obiettivi: avere il bilancio in pareggio e conservare tutta la nostra forza lavoro, indispensabile per ripartire ai primi segnali positivi».
Come fare per raggiungere questi obiettivi? «Nel secondo trimestre abbiamo agito su più fronti: in primo luogo abbiamo riportato in azienda una serie di lavori che avevamo esternalizzato. Grosso modo abbiamo dimezzato gli ordini ai nostri fornitori. Poi abbiamo approfittato di questa "pausa" per accelerare sulla formazione interna: abbiamo addestrato giovani operai al cambio macchina e al set-up dei sistemi automatizzati. Si tratta di attività complesse, ma indispensabili per poter essere in grado di accettare piccoli ordinativi che prima, in piena fase di sviluppo, non prendevamo in considerazione».

Una rete di ex dipendenti
Industrie Ifi, azienda artigiana fondata nel 1962, ha di fatto industrializzato il sistema di arredamento per bar, locali pubblici e, da poco, delle gelaterie artigianali. In un mercato in gran parte controllato da microimprese, l'azienda marchigiana con i suoi 65 milioni di fatturato è un colosso a livello mondiale per l'arredo di bar e tra i primi tre gruppi nel promettente comparto delle gelaterie artigianali, in forte sviluppo soprattutto in Italia e Germania. Con una definizione in stretto "marchignolo" (sintesi tra Marche e Romagna) Tonti spiega che alla base del successo c'è «la capacità dell'industrializzazione customerizzata». Cioè produrre a costi industriali sistemi di arredo, come banconi, frigobar e crioteche modulari in grado di essere personalizzate a seconda delle esigenze dei singoli clienti: «Ogni anno arrediamo tremila bar e ognuno è diverso dall'altro». Per fare questo Industrie Ifi si avvale di una fitta rete di fornitori specializzati, spesso fondate da ex dipendenti con l'aiuto della casa madre. Forniscono 18mila codici prodotto, dai cassetti in acciaio agli sportelli con chiusura magnetica o vetrinette angolari: impossibile fare tutto in casa, indispensabili per personalizzare ogni tipo di ambiente.

  CONTINUA ...»

25 settembre 2009
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