T orna la canapa, per la carta, i tessuti, la cosmetica. Vietata per alcuni decenni per l'eccessiva vicinanza alla cannabis e persa la concorrenza con il nylon, la canapa italiana, ritenuta la migliore del mondo, è tornata a essere coltivata in Emilia. Si è iniziato nel '98, con una coltivazione sperimentale di 50 ettari, saliti fino a 1.400 e con programmi di espansione che la grande crisi ha rallentato, ma non cancellato. Arturo Malagoli, co-fondatore del Consorzio Canapaitalia con Armani jeans e una cooperativa di agricoltori, spiega: «La canapa è una straordinaria pianta che non ha bisogno di acqua per crescere perché non teme la siccità. Nelle nostre tradizioni era fondamentale per fare tessuti, corde, oli e, anche, farine per l'alimentazione. Per questo abbiamo deciso di ripristinare la coltivazione. E di utilizzarla per prodotti di alta qualità». Malagoli ha fondato Raggio Verde: la società è partita da una base di 150 tonnellate di canapa da trasformare in quaderni, dépliant, cataloghi, gadget, è passata a 400 tonnellate nel 2004 per arrivare a quasi mille nel 2008: «Sono stato il primo, dopo numerosi tentativi e ricerche, a produrre carta di canapa in Europa: ha una resa molto alta nella stampabibilità e un impatto ambientale molto basso grazie all'utilizzo di inchiostri vegetali e a un sistema di stampa senza acqua. Ma soprattutto sono orgoglioso di non dover abbattere neanche un albero per produrre cellulosa».
I prezzi, al momento restano comunque più alti: «Un chilo di carta di canapa costa 2,8 euro, molto di più della comune carta riciclata. Ma c'è un mercato per questi prodotti di qualità. Quando riusciremo a produrre su una scala industriale più ampia sicuramente riusciremo a essere più competitivi sui prezzi. Ma non potremo gareggiare con le carte normali, anche perché tutto il ciclo, dall'agricoltura alla stampa finale, si svolge in Italia. Per questo sarà sempre un prodotto di nicchia, ma di una nicchia in crescita, ad alto valore aggiunto. D'altra parte, basta ricordare che Gutenberg ha stampato la Bibbia su carta di canapa. E anche per la prima Costituzione americana è stata usata la canapa».
Carta, ma non solo: negli ultimi anni l'industria cosmetica ha intensificato molto le ricerca sugli oli di canapa per nuovi prodotti, mentre Armani ha utilizzato le fibre, «lunghe, lucenti e leggere» per una linea di jeans: «Stanno crescendo le intolleranze ai tessuti sintetici, soprattutto quelli di basso costo che arrivano dalla Cina. Le fibre naturali - conclude Malagoli - rappresentano una risposta giusta, soprattutto per la traspirazione e la capacità di assorbimento dell'umidità». Per questo motivo nel 2003 è stato inaugurato a Comacchio Ecocanapa, il primo stabilimento europeo per la lavorazione di fibra tessile di qualità dalla canapa, che arriva a trattare, a basso impatto ambientale, 500 tonnellate l'anno.
L'uso della canapa s'inserisce nel più ampio impegno della green economy sul rilancio delle fibre naturali, con una battaglia lanciata quest'anno dalla Fao con il supporto di centinaia di organizzazioni in tutto il mondo. C'è il discorso della difesa della biodiversità, dell'ecosostenibilità e anche della tracciabilità, punto cui le aziende italiane fanno molta attenzione. Perché un sistema di etichettatura obbligatoria e controllabile permette di combattere le contraffazioni di molti prodotti finto-made in Italy, poveri di qualità, ma ricchi di rischi tossici.
