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«Questa ristrutturazione - dice Marenzi - è servita a riposizionare il nostro brand. Negli anni 90 lavoravamo come terzisti per i grandi nomi della moda. Con loro ottenevamo la parte più consistente del fatturato. Negli ultimi otto-nove anni abbiamo compiuto una svolta puntando tutto sul nostro, di marchio».
Per il futuro come per il passato di Herno, dunque, lo sviluppo del mercato giapponese è un'opzione irrinunciabile. «Sono i pagatori perfetti - precisa -, la loro correttezza nei rapporti è esemplare». Anche se non è tutto rose e fiori. Quella speciale ossessione per gli spilli che qualche volta restano dentro ai vestiti, per esempio: «Io ho già un sistema di controllo ultra accurato - spiega Marenzi -. Con i negozi e le catene che hanno in vendita i nostri capi ho concordato di fare analizzare la merce in laboratori che esistono soltanto da loro e in nessuna altra parte del mondo. Ogni passaggio è perfettamente definito, con una procedura che inizia qua e finisce là. Provate voi, però, quando viene trovato uno spillo in una giacca, a spiegare a un giapponese al telefono che dovrebbe essere contento e non infuriato...».