Christophe è postino nel Calvados, con statuto di funzionario pubblico, ma la sua passione è la decorazione d'interni. Ha deciso di aderire al regime di autoimprenditore: per un paio d'anni potrà svolgere entrambi i mestieri. Rémy vende vini online e ha abbandonato il suo precedente lavoro per questa passione. Valérie è diventata restauratrice: ha aperto un atelier e gli affari vanno bene.
Dietro le cifre dell'Insee sul boom di nuove imprese - 56.548 in settembre, un record: +36,8% rispetto al mese precedente - ci sono migliaia di storie. Oltre la metà di queste nuove attività, 32mila, è dovuta allo statuto di autoimprenditore, in vigore da gennaio, un regime ultra-semplificato che permette di registrarsi online in non più di 15 minuti. Niente tasse e contributi in assenza di fatturato; aliquote forfettarie del 13 e del 23% rispettivamente per le attività nel commercio di beni e nella fornitura di servizi; la possibilità di cumulare le due fonti di reddito; e, per i funzionari pubblici, a determinate condizioni, l'opportunità di avere un doppio lavoro.
Uno schema messo a punto dal segretario di stato al Commercio, al Turismo e alle Pmi, Hervé Novelli, e che a fine anno supererà gli obiettivi: invece dei 200mila preventivati, ci saranno 300mila autoimprenditori. Anche al netto del fenomeno dell'autoimprenditore, in Francia il numero di nuove imprese è cresciuto del 21% in settembre rispetto ad agosto. Nonostante il confronto sia con un mese non propizio per l'avvio di attività, la tendenza sottintende un cambiamento. «Per creare questo regime - dice Hervé Novelli - ci siamo ispirati alle formule che si sono dimostrate efficaci in Europa e nel mondo: lo schema di self-employment della Gran Bretagna, quello dell'autonomo in Spagna e Messico o lo statuto di lavoratore indipendente del Québec».
Non mancano i dubbi sulla sostenibilità a lungo termine: sono attività a bassa specializzazione, partono quasi in assenza di capitale. L'opposizione di sinistra grida all'espediente statistico per attenuare i dati sulla disoccupazione. L'altra faccia della medaglia: con la crisi, molte aziende hanno chiuso o chiuderanno. Secondo l'ultimo bollettino dell'assicuratore del credito Euler Hermes Sfac, le insolvenze dovrebbero raggiungere quota 70mila alla fine dell'anno (+20% rispetto al 2008).