Parola d'ordine: non mollare. A tutti i costi. A costo di lavorare senza utili, con retribuzioni inferiori a quelle dei dipendenti pubblici.
I piccoli imprenditori che raccontano la loro vita sul sito online del Sole 24 Ore denunciano le banche, accusano il «fisco esoso», minacciano di pagare le tasse di novembre consegnando una macchina utensile, e mettono nel mirino la burocrazia che fa di tutto per mortificare lo spirito imprenditoriale. Senza dimenticare quella che un imprenditore definisce «dittatura cinese».
La lista dei mali italiani è lunga, ma la voglia di continuare rimane intatta. C'è passione autentica, pathos allo stato puro, nei loro racconti. Segnalazioni stringate, come abitualmente fa chi deve decidere in fretta, senza inutili fronzoli. In queste storie c'è tutta una vita fatta di dodici ore di lavoro al giorno, l'orgoglio delle realizzazioni messe a dura prova da una crisi che non accenna a diminuire. E che anzi rischia di acuirsi proprio in questo periodo, quando i dati macroeconomici mostrano i primi segnali di miglioramento.
C'è l'appello a fare presto, subito. Misure immediate da parte del governo e forze politiche per rilanciare gli investimenti. In particolare per le infrastrutture, che serviranno comunque. Anche, e soprattutto, in periodi migliori. Appelli per fermare la burocrazia, particolarmente odiosa in momenti difficili come questi. Collaborazioni tra pubblico e privato per sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno. Dazi antidumping per fermare paesi che non rispettano i diritti umani, la sicurezza e l'ambiente.
Ma soprattutto una maggiore attenzione dalle banche. Perché il sentiment collettivo vede negli istituti di credito uno dei problemi principali. Proprio nel momento in cui parte la moratoria dei debiti, c'è la paura concreta che questa misura arrivi alle microimprese troppo tardi. Loro non mollano, su questo si può essere sicuri. E proprio per questo vanno messi nelle condizioni di poter continuare.