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L'Occidente vive troppo sopra le righe

di Luca Garavoglia *

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19 Giugno 2009

Ma è davvero tutta colpa di Wall Street? Di questi tempi è frequente ascoltare una lettura della crisi secondo cui a una virtuosa economia "reale" (Main Street) si contrapporrebbe una finanza avida e irresponsabile (Wall Street). È davvero così? Questa crisi è un fenomeno così complesso che, allorché si tratta di analizzarne le cause, anche tra gli economisti di vaglia sembra valere l'antica massima tot capita tot sententiae. Per questo, anch'io mi permetto di proporre un punto di vista alternativo. Parto dalla constatazione che il cosiddetto Occidente sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità da qualche decennio, grazie a due arbitraggi.
Il primo è geografico: l'Occidente sta scaricando i propri sbilanci finanziari sui paesi emergenti (e nulla esemplifica tale trend meglio dell'impressionante crescita della percentuale del debito pubblico degli Stati Uniti detenuta dalla Cina). Il secondo arbitraggio è demografico: l'Occidente deposita quote crescenti dei propri impressionanti disavanzi sulle spalle delle generazioni future, dimostrando di prendere molto sul serio la battuta di Woody Allen, che si è chiesto perché noi dovremmo fare qualcosa per le generazioni future quando loro non hanno fatto nulla per noi. Se fosse così, la tanto vituperata finanza non sarebbe più il buco nero da cui la crisi si è irradiata, ma una benefattrice che, grazie all'inventiva degli smart guys di Wall Street, ci ha consentito, fungendo da volano agli arbitraggi descritti, di spendere più di quanto la ricchezza realmente creata ci avrebbe consentito.
Chi di noi non ha acquistato automobili, abitazioni, televisori, vacanze, materassi, mobili e ogni sorta di bene a debito usufruendo di quegli strumenti che l'occhiuta finanza ha via via escogitato (carte di credito e debito, leasing, factoring, mortgage più o meno subprime, credito al consumo, prestiti personali, pagamenti rateali, cessione del quinto e via discorrendo)? Ebbene, ora che quella finanza che ci ha consentito di prosperare crolla, noi la additiamo come la causa di tutti i mali? Troppo comodo.
Se questo fosse vero, la conseguenza sarebbe triste: l'Occidente dovrebbe ridurre i propri consumi. Ma noi occidentali a questo non siamo disposti, non ve ne sono le condizioni politiche, né quelle sociali. E allora andiamo avanti e stiamo disperatamente (ma senza dirlo) sperando che la vituperata finanza torni presto in sella e il vortice riprenda forza. Anzi, continuiamo a incrementare quella valanga di debito che l'Economist su una sua copertina esemplifica con il disegno immaginifico di un neonato (le generazioni future) con una gigantesca palla al piede e il titolo sin troppo eloquente «Debt - The biggest bill in history».
Andiamo avanti imperterriti, in attesa che qualcuno in Cina e in Medio Oriente ci dica che non intende più passare al ristorante a pagare il conto dopo che noi ne siamo usciti sazi e ci presenti il suo - salatissimo - conto politico.

* L'autore è presidente del Comitato tecnico per il fisco di Confindustria

© RIPRODUZIONE RISERVATA

19 Giugno 2009
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