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La tripla A non fa sempre America

di Mario Margiocco

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26 maggio 2009

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A fine aprile il senatore Richard Durbin, democratico dell'Illinois, dopo un voto del Senato che favoriva il punto di vista di Wall Street sulle norme per la rinegoziazione dei mutui diceva: le grandi banche comandano a Washington. È vero?
Le grandi banche hanno avuto molto peso a Washington e non solo al Congresso in passato, negli ultimi 15 anni almeno, e certamente la loro influenza non svanisce presto. Ma direi che, rispetto a quando ottenevano tutte le leggi che volevano, hanno un po' meno spazio, dopo quanto successo.

Il budget presentato dall'amministrazioone Obama è ritenuto da molti insostenibile sul lungo periodo, perché porterebbe a un raddoppio del debito pubblico in una decina d'anni. E' d'accordo?
Credo che a Washginton considerino i deficit annuali che si stanno preparando sostenibili per un anno o due, data l'eccezionalità della situazione, e non per più tempo. Credo quindi che correranno ai ripari, e non possono essere solo le tasse sui più ricchi a risolvere la situazione.

Un debito pubblico pari al 100% del Pil è incompatibile con lo status di tripla AAA, ha ricordato la settimana scorsa la società di rating Standard&Poor riferendosi alla situazione britannica. Non esiste un rischio analogo per gli Stati Uniti?
Fra due o tre anni la situazione potrebbe diventare a rischio. Ma credo che togliere la tripla A agli Stati Uniti sia un passaggio così delicato da non venire affrontato se non con molta cautela. Gli Stati Uniti poi hanno parecchia influenza sulle societò di rating, e sono già intervenuti per aiutare a mantenere il rating di Stati dell'Unione e altri emittenti di debito. Ma certamente l'evoluzione della crisi impone di prestare attenzione anche a questi aspetti.

I mercati finanziari sono ripartiti con cartolarizzazioni e derivati, in attesa di nuove imminenti regole. Vede qualche rischio?
Il mercato americano delle cartolarizzazioni era crollato da 2mila miliardi a zero e non poteva restare così. Si tratta di mettere a punto un sistema che dia più garanzie, controlli la solvibilità di chi offre un servizio sul mercato dei derivati, ed è un processo che richiederà anni.

È stato saggio lasciare alla guida di grandi banche che hanno avuto bisogno di aiutati pubblici lo stesso management che è responsabile della situazione?
In alcuni casi il management è stato cambiato. In altri no. Non credo si possa avere una regola generale, ma ogni situazione va vista caso per caso.

26 maggio 2009
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