Kappa, in testa e in coda. Per calare il sipario sull'epoca della lastra di vetro e aprire alle sue pellicole fotografiche sensibili, a fine ottocento George Eastman aveva bisogno di un nome breve, vigoroso, inimitabile. In cui ci fosse di mezzo – anzi, agli estremi – quella lettera, kappa, "una delle mie preferite – come si divertiva a raccontare - perché trasmette l'idea di qualcosa di solido e incisivo". Già. Eastman non cercava per forza un neologismo, ma una parola facile da pronunciare in tutte le lingue. Che però non esisteva; serviva un supplemento di invenzione, "non mi restava che provare tutte le combinazioni di lettere per formare una parola che cominciasse e terminasse in k". Eastman trovò "Kodak" il 4 settembre 1888 e andò a depositare il marchio. Era il via alla fotocamera Kodak, la prima compatta, un nome istantaneo come le sue fotografie e quello slogan ("Tu premi il pulsante. Al resto pensiamo noi") che era un altro colpo di genio del fondatore. Il mito nacque di lì a poco e fece il resto, nutrendo le più svariate congetture: perché quell'attaccamento di Eastman alla lettera k? Per il cognome da nubile della madre, Kilburn? Perché "Kodak"? Per quel villaggio africano di nome Kadok a cui era affezionato?
Nel 1892 al nome dell'azienda fondata undici anni prima si aggiunse quello del marchio Kodak, per diventare l'Eastman Kodak Company di New York. Dall'invenzione della pellicola flessibile alle foto a colori con Kodachrome, passando per la pellicola cinematografica e le camere amatoriali, per un secolo Kodak è stata sinonimo di fotografia e immagine. Anche grazie a campagne pubblicitarie di successo, dalla "ragazza kodak" che cambiava ogni anno abbigliamento e macchina fotografica a una delle prime insegne elettriche, quella di Trafalgar Square a Londra, dove la parola "Kodak" scintillava già nel 1897. Fino all'omino alieno venuto in tivù a ripeterci alla fine degli anni Ottanta: "Ciripì, Kodak". E a ricordarci che il nome è davvero pronunciabile in tutte le lingue. "Mama don't take my kodachrome away", cantava Paul Simon. Poi è arrivato il digitale, e due mesi fa la Kodak ha ufficialmente annunciato la fine di Kodachrome. Sottratta al mercato, non certo alla storia.