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I marchi

NESTLÉ

di Dario Aquaro

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26 AGOSTO 2009

Per integrarsi meglio nella Svizzera romanda dove era andato a completare gli studi in farmacia, il giovane Heinrich Nestle, originario di Francoforte, aveva scelto di francesizzarsi il nome. Così a mettere a punto la farina lattea nel laboratorio della città di Vevey, sulle sponde del lago di Ginevra, fu Henri Nestlé. Era il 1866 e con quest'invenzione che permetteva di nutrire i neonati che non potevano essere allattati, Henri voleva dare il suo aiuto a ridurre l'alto tasso di mortalità infantile che premeva sull'Europa.

Nobile intenzione. Il simbolo scelto per le confezioni "Nestlé" univa la nuova vocazione al ricordo della terra natia: un "piccolo nido" ("nestle" in tedesco) derivato dal blasone della sua famiglia, originaria del sud della Germania. Il logo raffigurava un nido su un ramo di quercia, un tordo con un verme nel becco intento a sfamare i suoi tre uccellini. Rappresentava bene la missione iniziale del marchio: la nutrizione infantile. Quando nel 1874 Henri cedette Nestlé, il nuovo proprietario Jules Monnerat capì l'importanza del marchio: cambiò diverse cose, ma non il nome e il simbolo. La società era destinata a diventare il numero uno mondiale dell'alimentazione a colpi di fusioni e acquisizioni, ma in oltre 140 anni di storia il logo venne solo ritoccato, per aggiornarlo. Nel 1988 sparì il verme dal becco dell'uccello, perché Nestlé era ormai una multinazionale affermata e non si occupava solo di nutrizione.

Gli uccellini passarono da tre a due per adeguarsi all'immagine della famiglia moderna, che di figli ne aveva due. Segno dei tempi. Il nido però non passò di moda, divenne anzi sempre più importante. Quando Nestlé sbarcò in Cina, alla traduzione letterale in ideogrammi (pronuncia "nes li"), fu preferito il nome "que chao": il "piccolo nido" in mandarino. E pensare che più di un secolo prima uno dei suoi distributori aveva suggerito al giovane Henri di sostituire quel logo con un altro che ricordasse la bandiera svizzera.

26 AGOSTO 2009
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