Si avvita la crisi greca. Le banche elleniche, colpite recentemente da un duro taglio dei rating, ieri hanno chiesto aiuti al Governo Papandreou per 15 miliardi di euro in garanzie di stato, dopo che hanno visto da dicembre volatilizzarsi 10 miliardi di euro dai depositi, pari al 4,5% del totale, trasferiti dai cittadini greci a Cipro (dove si può costituire una società ad hoc in 48 ore) e in Lussemburgo.
La notizia della richiesta di aiuti straordinari al sistema creditizio ellenico è stata confermata dal ministro delle Finanze, George Papaconstantinou. «Le banche greche hanno chiesto di usare i fondi rimanenti del pacchetto speciale di aiuti», ha precisato il ministro riferendosi al piano da 28 miliardi di euro complessivi di cui ne restano ancora 17 a disposizione, varato dal precedente governo Karamanlis nel 2008.
La Banca centrale greca ha reso noto che i prestiti in sofferenza ed inesigibili sono in costante aumento nel paese fino a raggiungere quota 7,7 per cento. A questa cattiva notizia, anche se non inaspettata, si è aggiunta la frenata del pil previsto in calo del 2% quest'anno, un elemento che ha fatto salire automaticamente il deficit che ora, per ammissione dello stesso Papaconstantinou è al 12,9% dal 12,7% precedente mentre i giornali greci parlano di cifre fino al 14 per cento. Sull'onda di questo peggioramento, che rende ancora più complesso il rispetto del piano di rientro, gli spread dei bond greci sui bund tedeschi a dieci anni si sono allargati arrivando a toccare un nuovo record di 412 punti base in una giornata caratterizzata anche da un'impennata dell'oro sui mercati internazionali, schizzato ai massimi dallo scorso gennaio a 1.149 dollari l'oncia.
Il premier greco George Papandreou ha ribadito ieri, durante una riunione di governo, che la Grecia rimane vincolata al meccanismo di sostegno concordato con la Ue, dopo che notizie contrarie diffuse martedì hanno provocato forti turbolenze sui mercati finanziari. Ma la Borsa di Atene ha fatto registrare per il secondo giorno consecutivo una forte flessione, di quasi il 3 per cento. Il premier ha ribadito con forza quanto già detto martedì da Papaconstantinou, e cioè che il faticoso accordo raggiunto al Consiglio europeo è «un importante risultato» che garantisce «una rete di sicurezza» alla Grecia e agli altri paesi che in futuro si trovassero nella stessa situazione.
Mentre esperti dell'Fmi sono giunti ieri in Grecia per una missione tecnica (non per la concessione di un prestito) di due settimane ed i sindacati si preparano ad un nuovo sciopero generale entro fine mese contro la manovra di austerità, l'Indice della Borsa greca, sceso sotto la quota critica dei 2 mila punti, ha registrato in chiusura perdite del 2,98% che aggiunte a quelle di martedì portano al 5,19% la flessione subita dopo la pausa pasquale. Il settore bancario ha guidato la caduta dei listini ieri con il 4,4% totalizzando in due giorni perdite del 9,8%. Anche i Cds greci sono arrivati a 415 punti base superando addirittura l'Islanda oggi a quota 397.
Il problema è che girano troppe voci in libertà all'interno della compagine governativa guidata dal Pasok. Ed a poco è valsa finora un'indagine per cercare di scovare la talpa, cioè l'«alto funzionario» greco che ha dato origine a quella che la stampa ellenica definisce «un selvaggio attacco speculativo contro la Grecia» fornendo l'anonima informazione, relativa al rinegoziato dell'accordo Ue, all'agenzia Market News International di proprietà del gruppo Deutsche Voerse attivo sul mercato dei derivati.
Anche la Ue si è scossa dal torpore vacanziero ed è scesa finalmente in campo a sostegno di Atene. La Grecia «non ha assolutamente chiesto di rivedere» l'accordo raggiunto il 25 marzo dai leader europei per un meccanismo di aiuto finanziario, ha chiarito il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, rispondendo agli europarlamentari, durante un dibattito all'Europarlamento sulle conclusioni del vertice europeo di marzo. La Grecia, ha ripetuto il presidente Ue, non ha nemmeno fatto richiesta di aiuto finanziario e spera che diventino visibili gli effetti delle sue misure, una volta realizzate.

Pechino pronta a sganciare lo yuan