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I «saggi» tedeschi: un salvataggio contro Maastricht

di Beda Romano

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16 aprile 2010

I dubbi tedeschi stanno mettendo a dura prova la tenuta dell'Unione monetaria. Un eventuale aiuto alla Grecia ha provocato ieri nuove proteste. A prendere posizione contro il pacchetto di sostegno al paese mediterraneo sono stati i principali istituti economici tedeschi, proprio mentre cresce l'irritazione di una parte dell'establishment europeo per una Germania troppo incerta.

Presentando a Berlino il loro semiannuale rapporto sullo stato dell'economia, gli istituti, tra i quali l'Ifo di Monaco e il Rwi di Essen, hanno affermato che il piano europeo di aiuti alla Grecia «contraddice lo spirito del Trattato di Maastricht». Nel contempo, i centri-studi, consulenti del governo federale, hanno espresso scetticismo sulla capacità di Atene di ridurre significativamente il deficit pubblico.
«Nonostante le misure che sono già state prese» in Grecia - affermano gli istituti economici tedeschi - «gli obiettivi di tagli alla spesa decisi dal governo greco nel suo programma di stabilità non sembrano realizzabili». Il paese in grave difficoltà finanziaria ha registrato l'anno scorso un deficit in rapporto al prodotto interno lordo del 13% circa. L'obiettivo è di scendere sotto al 3% entro il 2012.

A Bruxelles domenica scorsa i paesi della zona euro hanno messo a punto un salvagente con il quale aiutare la Grecia, in caso di necessità. Il pacchetto prevede 30 miliardi di euro in prestiti bilaterali e aiuti per 15 miliardi provenienti dal Fondo monetario internazionale. Le linee di credito europee prevedono un tasso d'interesse superiore a quello tedesco, ma inferiore a quello attualmente pagato dalle autorità greche sui mercati finanziari.
Da più parti in Germania - anche sul fronte socialdemocratico - questi prestiti sono stati considerati un sussidio, e quindi in violazione dei Trattati che vietano il salvataggio di un paese membro da parte dell'Unione. La presa di posizione dei principali istituti del paese complica non poco la posizione del governo democristiano-liberale in una Germania dove accademici e associazioni di categoria hanno grande influenza.

La situazione è complicata da cruciali elezioni regionali nel Nord-Reno Vestfalia, la più popolosa delle regioni del paese. Il voto, previsto il 9 maggio, è considerato un banco di prova per il governo federale, soprattutto perché una netta maggioranza dei tedeschi si dice contraria ad aiutare la Grecia. Molti osservatori poi guardano alla minaccia di ricorsi alla Corte costituzionale per un sostegno considerato non in linea con i Trattati.
Quattro giuristi hanno ricordato in questi giorni che stanno preparando un appello davanti al tribunale di Karlsruhe. Già nel 1998 tentarono di bloccare l'avvento dell'euro, sostenendo che alla luce del debito di vari paesi il Trattato di Maastricht era destinato a essere disatteso. Allora il ricorso fu bocciato perché «manifestamente infondato». Alcuni esperti ieri ammettevano di non sapere come reagirà la Corte questa volta.

Nel 1998 i giudici costituzionali avevano argomentato la loro sentenza citando la clausola del non salvataggio, la stessa norma che oggi secondo molti sarebbe in procinto di essere violata. Il tira-e-molla della Germania sta innervosendo i mercati finanziari così come l'establishment europeo. Parlando al Financial Times Deutschland, il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker si è detto preoccupato dalle «grandi reticenze» tedesche.
«Gettare uno sguardo di politica nazionale sulle questioni europee invece di avere un'ottica europea sui problemi nazionali mi preoccupa», ha detto Juncker. Dal canto suo Lorenzo Bini Smaghi, membro della Banca centrale europea, ha avvertito che «dichiarazioni vaghe secondo le quali un certo evento, come un fallimento, non accadrà non sono sufficienti per calmare i mercati (...) Sono necessarie azioni concrete e questo non è stato completamente capito negli ultimi mesi».

16 aprile 2010
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