BRUXELLES - Spetta in primo luogo all'Europa mettere a punto una strategia comune sulla crisi della Grecia, che fornisca ai governi e ai mercati il segnale tangibile del sostegno forte e risoluto alla moneta unica. Contestualmente il governo greco dovrà rafforzare anche con misure supplementari il percorso di rientro dal deficit (il commissario agli Affari economici Olli Rehn le ha cifrate in almeno 4 miliardi, per ridurre il passivo all'8,7% del Pil entro il 2010).
È stato un incontro caratterizzato «non da semplice cortesia, ma da autentica affabilità», quello di ieri tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il re del Belgio Alberto II. Colloquio al quale hanno preso parte il ministro degli Esteri, Franco Frattini e il suo omologo belga Steven Vanackere. L'appuntamento ha aperto la fitta agenda di incontri istituzionali che Napolitano ha in programma nella sua tre giorni di permanenza nella capitale belga. La preoccupazione per il futuro di eurolandia è comune, ora che si comincia a fare i conti con l'impatto della crisi sui conti pubbici dei paesi membri. Riflessioni che cadono alla vigilia del varo da parte del governo greco delle misure supplementari di risanamento per 4,8 miliardi, ma soprattutto con lo sguardo rivolto ai 54 miliardi di titoli che la Grecia dovrà collocare nel 2010 per finanziare il suo debito pubblico. Finora ne ha reperiti 13 miliardi e tra aprile e maggio sono in scadenza bond per 20 miliardi. Si lavora alla definizione del piano di salvataggio franco-tedesco da 20-30 miliardi, ma la situazione è in movimento e le ipotesi finora sono tutte sul tappeto, compresa quella di un intervento diretto del Fmi.
La tesi di Napolitano, espressa con nettezza in una lettera inviata al presidente tedesco Horst Köhler, è che dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona «vi è ancora troppa confusione e incertezza» sulla direzione verso cui l'Unione Europea deve marciare. È emersa una certa sovrapposizione tra le diverse figure istituzionali che rappresentano l'Unione ai vari livelli e si è diffusa l'impressione di «una persistente confusione nella responsabilità di rappresentanza e di guida». Ma non vi è alternativa a un «più deciso rilancio dello spirito comunitario e della prospettiva dell'integrazione». Occorre un chiarimento «risoluto e coraggioso sul tema della governance economica», perché è del tutto evidente che senza un vero governo comune dell'economia non si potrà fare un passo risoluto in direzione del rafforzamento politico e istituzionale dell'Unione.
Convinzioni che Napolitano ha ribadito anche al re del Belgio, ed entrambi hanno convenuto sulla necessità di sostenere lo sforzo del governo greco, ma anche sul necessario percorso di rientro nel medio termine dal deficit eccessivo da parte dei paesi (di fatto gran parte) che hanno superato il tetto massimo del 3 per cento.
Al centro del colloquio anche lo stato di avanzamento dell'ulteriore allargamento dell'Unione Europea ai Balcani e alla Turchia. Quanto ai cambiamenti climatici, è stata ribadita l'esigenza di proseguire nella diversificazione delle fonti di energia. Il confronto si è esteso anche al tema dell'energia nucleare.
Sui temi interni che agitano la politica nazionale, Napolitano ha detto ancora una volta sua ieri attraverso una telegramma inviato in occasione del XV congresso della Uil. Le riforme potranno essere realizzate solo con «un costruttivo confronto sia tra le parti sociali, sia in Parlamento tra maggioranza ed opposizione, senza pregiudiziali e sterili contrapposizioni». Solo in questo modo, la crisi economica in atto potrà offrire l'opportunità «per uno sviluppo sostenibile e maggiormente equilibrato».
