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La sfida dei Regali: ricomprare la fonderia per lasciarla ai figli

di Marigia Mangano

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7 Gennaio 2010
Luigi Regali

Le cronache raccontano che il giro d'affari delle aziende al massimo resta stabile, le risorse servono a far quadrare i conti a fine mese e, soprattutto, le banche passano ancora al setaccio fidi o linee di credito commerciali. Ora immaginate di essere un imprenditore, che ha venduto dieci anni fa la maggioranza dell'azienda di famiglia e oggi, nel mezzo della crisi economica e di tutti i risvolti di cui sopra, si trova di fronte a una scelta cruciale: vendere tutto e ritirarsi, cedendo anche la quota di minoranza rimasta in portafoglio; oppure cercare finanziatori per ricomprarsi a debito il cento per cento della società. Voi cosa fareste?

Luigi Regali, 60 anni, bresciano, sposato con tre figli, qualche mese fa si è trovato difronte al bivio. E «dopo mille dubbi» ha deciso di percorrere la strada più complessa, quella che in ogni scommessa che si rispetti sarebbe pagata almeno dieci volte la posta iniziale: ricomprarsi l'azienda di famiglia cercando il sostegno delle banche in un momento in cui l'accesso al credito è tutt'altro che facile. «Ho iniziato a valutare con i miei consulenti la fattibilità dell'operazione, impegnativa per la componente industriale e i valori elevati della parte immobiliare, e ho percepito che qualche banca, in virtù di rapporti consolidati, stava prendendo davvero in considerazione il progetto», dice Regali. «Ricordo riunioni su riunioni e il timore di non ottenere alla fine il sostegno del mondo bancario». Questo fino alla tarda sera del 10 novembre, quando «ho visto con i miei occhi quella firma sui contratti». Con un assegno di 50 milioni, finanziato per due terzi dalle banche e per il resto con capitali propri, Luigi Regali si è ricomprato il cento per cento della sua storica fonderia di Brescia, la Regali appunto, negli anni incorporata nella Montini spa e diventata oggi un gruppo che fattura oltre 65 milioni di euro generati da tombini, griglie stradali e prodotti per la meccanica. «Pazzia!» dice lui sorridendo, immaginandosi già nella sua bellissima villa sulle rive dell'amato Lago di Garda a godersi i frutti di una vita passata in fonderia. Invece... «Sveglia alle cinque, turni massacranti, eppure dopo il grande passo sono ringiovanito. Ho fatto due cose buone quest'anno: ho smesso di fumare e ho iniziato una nuova sfida, la mia seconda vita».

Merita di essere raccontata la storia di questo imprenditore che ha affrontato la crisi e la stretta di liquidità pur di realizzare nuovi progetti per la sua storica azienda di famiglia e dare un futuro imprenditoriale ai figli, impegnati da tempo nel business. Una attività, quella della Montini-Regali, che parte dai lontani anni 50 quando la Fonderia Regali venne fondata da Copernico Regali in una area industriale di Collebeato in provincia di Brescia. Per quasi mezzo secolo la fonderia cammina da sola. Luigi Regali, insieme ai fratelli Renato e Luciano, tutti entrati in azienda giovanissimi («avevo 15 anni quando iniziai ad aiutare mio padre e da quel momento non sono più uscito dalla fonderia....», ricorda Luigi Regali) la gestiscono in perfetta sintonia, portando l'attività verso la specializzazione nelle attività per la meccanica di alta precisione, specie per il mercato dell'automotive. Poi, agli inizi del '96, le prime difficoltà. Nessun problema finanziario, anzi, lo sviluppo va a gonfie vele. I rapporti in famiglia, però, si complicano: «Mio fratello Renato iniziava a ragionare su una vita diversa.

La figlia era andata a studiare in America e lui non voleva più vincoli che lo tenessero legato alla terra d'origine», racconta Regali. Un anno dopo si presenta l'opportunità. I fratelli Regali vendono la maggioranza a Brembo, restando in possesso del 40% della Regali spa e rimanendo attivi nella gestione. Proprio in quegli anni Luigi era diventato socio di Hopa, la finanziaria creata da Emilio Gnutti e allora nel pieno dell'ascesa con oltre mille miliardi di vecchie lire investiti in settori che spaziavano dall'alimentare al lusso e alle tecnologie. E fu proprio il finanziere bresciano qualche anno dopo a creare le basi per la nascita del gruppo Montini-Regali: «Era il 2000, Gnutti aveva organizzato una cena con i soci di Hopa. Ricordo che fece un lungo discorso sull'importanza di tornare alla old economy, per poi annunciare a fine serata che Hopa aveva appena acquisito una fonderia, la Montini.

A quel punto, conoscendo la mia esperienza in quella attività, mi invitò ad andarlo a trovare». Invito che - prosegue Regali - io accettai. «Mi offrì, senza tanti giri di parole, di andare a gestire la Montini. Ma in un primo momento io rifiutai. Parlammo della Regali, dell'operazione Brembo e così, quasi per caso, iniziammo a ragionare su un possibile riacquisto della maggioranza della mia società da Bombassei per procedere alla fusione con la Montini». Progetto che, nel giro di qualche mese, passò dalla carta ai fatti. Hopa acquista il 60% della Regali da Brembo, la porta sotto il controllo della Montini e alla fine dell'operazione l'assetto proprietario era completamente ridisegnato: il libro soci vedeva la finanziaria bresciana con il 70%, e Luigi e Luciano Regali con il 15% a testa. «Nel corso della gestione Hopa, Gnutti mi diede carta bianca», spiega Luigi Regali, «l'azienda era praticamente mia e Gnutti ha sempre condiviso tutte le scelte che io ritenevo necessarie per l'attività industriale del gruppo». Questo fino al 2005, l'anno delle scalate estive ad Antonveneta e a Bnl a cui Hopa prese parte, rimanendo poi coinvolta nei procedimenti giudiziari. «Fu l'inizio della fine, non solo di Hopa, ma anche della gestione della Montini», ricorda Regali, «non esisteva più strategia, né una visione del futuro, ma crescevano le esigenze gestionali: si doveva ristrutturare, rinnovare impianti, servivano risorse per nuovi investimenti.

  CONTINUA ...»

7 Gennaio 2010
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