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Energia: il boom delle rinnovabili sfida la recessione

di Giuseppe Caravita

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Martedí 03 Febbraio 2009
L' impianto fotovoltaico ' Il sole di Vignale' di 15.000 mq. di pannelli fotovoltaici, il piu' grande della Toscana.(Franco Silvi/Ansa)

Due grandi onde contrapposte. La prima di recessione mondiale. La seconda, positiva e ancora ben alta, di una ristrutturazione energetica centrata sulle nuove fonti rinnovabili, e che nel 2008 sembra aver preso velocità.
I governi di Europa, Usa, Cina, Giappone (per citare solo i maggiori) puntano su questa «green economy» nascente come una delle carte cruciali nei loro pacchetti di stimolo antirecessivi. L'obbiettivo, per tutti, è di sostenere un nuovo ciclo innovativo e di posti di lavoro, per il 2009 e il 2010, tale da alimentarsi da sé anche negli anni successivi, quando alcune tecnologie chiave (eoliche, fotovoltaiche, solari termodinamiche o semplicemente termiche, geotermiche...) avranno raggiunto il punto di pareggio con il costo delle fonti fossili. Quando queste ultime, secondo un diffuso consenso tra gli esperti, ritorneranno a salire nei prezzi ai primi segnali di ripresa dell'economia mondiale. «Le rinnovabili sono un'opportunità anche per l'Italia – spiega Antonio Costato, vicepresidente di Confindustria per l'energia – a patto che siano un'occasione di sviluppo e di ricerca per l'industria nazionale».

È la scommessa di tutti. Radicare le nuove tecnologie energetiche nei sistemi produttivi nazionali, sospingere masse critiche e innovazioni fino al punto in cui queste potranno muoversi con le loro gambe, senza la necessità di massicci incentivi, gravanti sulle bollette dei consumatori o sulle casse pubbliche. Ma la condizione è una rete elettrica di nuova generazione, o smart grid, capace di gestire con intelligenza le rinnovabili incostanti, compensarle con le fonti tradizionali, ottimizzare lo storage di energia (in Italia attraverso i pompaggi nei bacini idroelettrici) per metterla in rete quando più serve. E, sia negli Usa che in Europa, si moltiplicano le idee e i progetti per associarvi "autostrade elettriche" a lunga distanza, persino transcontinentali (Europa verso Africa del Nord, per esempio) tramite potenti cavi a corrente continua, capaci di portare gli elettroni rinnovabili da una costa all'altra degli Usa, o dai campi eolici del Mare del Nord, o della Spagna, fino a farli equilibrare con quelli provenienti dalle centrali solari del Sud-Europa o persino nel deserto saharaiano.

Rinnovabili più nuove reti. Questa è, in sintesi, la formula rintracciabile sia nel pacchetto di stimolo di Obama, che di quello cinese e europeo. Le cifre del boom 2008 sono eloquenti: circa 120 miliardi di dollari investiti in rinnovabili (e connessa industria, esclusa idroelettrica) con una crescita del 67% sui 71 miliardi stimati dal rapporto Ren 21. Nel 2007 lo studio stima una quota da rinnovabili sulla produzione elettrica mondiale del 3,4%, a 240 gigawatt (cresciuti del 50% sul 2004). Prima, per dimensioni, la fonte eolica (+28% nel 2007) a 95Gw di potenza di picco raggiunta. Ma la più veloce è l'industria fotovoltaica: nel 2007 ha accelerato dal 40 al 60%, secondo l'ultimo Pv Status report del l'Istituto per l'energia Europeo. E per l'anno scorso la Photon International stima un +75%, con circa 7 gigawatt prodotti, che potrebbero persino quadruplicarsi al 2010.

Continuerà questa corsa, nonostante la recessione? E, soprattutto, riusciranno le politiche pubbliche a ridare fiducia ai mercati riportando a livelli accettabilile quotazioni dei titoli azionari "cleantech"? Nessuno, francamente, ha oggi la risposta sicura. Ma una dose di ottimismo è giustificata. La parola passa alle politiche degli stati. I riflettori oggi sono sugli Usa di Barack Obama, il principale sostenitore di una sorta di "Green New deal". Nel pacchetto anticrisi approvato dal Congresso Usa giovedì scorso spiccano sei capitoli riguardanti l'energia e le rinnovabili. Il maggiore, per 32 miliardi di dollari, verte sugli investimenti nella modernizzazione della rete elettrica Usa (oggi a macchie di leopardo); 11 miliardi di dollari vengono poi destinati alla ricerca e sviluppo sulle smart grids, le reti elettriche intelligenti.


Ammonteranno a 8 miliardi i prestiti garantiti su impianti a fonti rinnovabili e progetti su nuove linee elettriche, 350 milioni per la ricerca sull'uso di rinnovabili in ambito militare e 2 miliardi per efficienza energetica. A tutto ciò si aggiungono 4 miliardi per la formazione di esperti di efficienza energetica delle case e per impianti a rinnovabili. L'obbiettivo di Obama è quello di raddoppiare entro tre anni l'ammontare di energia eolica, solare e geotermica ad almeno 50 gigawatt. «L'effetto sull'intera industria globale delle nuove energie sarà evidente» - dice Gianni Silvestrini, presidente Kyoto club. In Cina, inoltre, i 416 miliardi di euro anti-crisi appena varati da Pechino per l'efficienza energetica e l'ambiente serviranno anche a raggiungere il recente obbiettivo nazionale del 13% da rinnovabili al 2020. E ormai sono 66 i Paesi del mondo con target pubblici sulle rinnovabili. E una sessantina (37 industriali e 23 in via di sviluppo) hanno politiche di incentivo, tra tariffe elettriche incentivate, obblighi di quote per i gestori elettrici, sussidi agli investimenti e crediti fiscali. Spicca, su tutti, l'Unione Europea.

  CONTINUA ...»

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