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Scuse da Gm: «Abbiamo prodotto
auto di scarsa qualità»

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8 dicembre 2008

Quasi come in uno scandalo rosa. General Motors, alla vigilia del voto del Congresso sugli aiuti di Stato per uscire dalla crisi nera, esce allo scoperto e ammette di non essere stata all'altezza delle aspettative dei clienti. «Abbiamo prodotto vetture di scarsa qualità, vi chiediamo scusa», è il senso del messaggio.

In un'inserzione pubblicitaria apparsa su Automotive News la big di Detroit dichiara infatti di «aver deluso» e addirittura di avere perfino «tradito» i consumatori americani. «Siamo rimasti leader negli Usa in termini di vendite, ma ammettiamo di avervi deluso», afferma Gm, aggiungendo che «talvolta abbiamo tradito la vostra fiducia lasciando che la qualità andasse al di sotto degli standard industriali e che il design diventasse poco attraente».

Nel comunicato, dal titolo "L'impegno di Gm verso gli americani", Gm spiega che «la proliferazione di marchi e rete di vendita ci ha fatto perdere un focus adeguato sul nostro mercato strategico Usa. Abbiamo anche squilibrato il nostro mix di modelli a favore di pick-up e Suv». La casa americana, che ha chiesto al Governo Usa 18 miliardi di dollari per continuare a operare, aggiunge che «nonostante ci siamo mossi rapidamente per ridurre i costi previsti di oltre 20 miliardi di dollari, Gm si trova spaventosamente vicina a essere a corto di liquidità».

Un eventuale fallimento della casa di Detroit acuirebbe però la recessione in atto nel Paese e «metterebbe a rischio milioni di posti di lavoro», aggiunge Gm, che nel messaggio sottolinea anche il proprio impegno per ristrutturare e cominciare a rimborsare i contribuenti dal 2011.

Insomma, dopo che i top manager dell'auto in audizione al Senato la scorsa settimana si erano detti disposti anche a essere "commissariati" da un supervisore federale pur di avere dallo Stato i miliardi necessari per non chiudere i battenti, ecco che arriva un nuovo gesto mirato a mettere in buona luce un'industria che i consumatori non vedono ormai di buon occhio. Del resto, dopo il salvataggio pubblico delle banche anche quello dell'auto finirebbe per pesare sui contribuenti.

E sono ormai roventi le polemiche sulla leadership. Nel corso del fine settimana Chris Dodd, influente presidente democratico della commissione bancaria del Senato, ha chiesto che il presidente e ceo di Gm, Rick Wagoner, si faccia da parte. «Una vera ristrutturazione - ha commentato Dodd - deve iniziare da un cambio al vertice».

Pronta la reazione di Gm. Il portavoce Steve Harris, che ha affermato che l'azienda apprezza il sostegno di Dodd verso i prestiti di emergenza al settore dell'auto; tuttavia ha anche aggiunto che «i dipendenti, i concessionari, i fornitori e il consiglio di amministrazione di Gm ritengono con forza che Rick (Wagoner, alla guida del colosso automobilistico dal 2000) sia la persona migliore che possa gestire Gm in questo momento pieno di sfide e incredibilmente difficile».

Altra voce sicuramente di parte quella del vicepresidente di Gm, Bob Lutz: il salvataggio dell'industria dell'auto Usa, ha dichiarato alla Cnbc, dovrebbe essere frutto di «uno sforzo congiunto» e Wagoner non deve diventare «un agnello sacrificale» in questo processo.

L'attesa comunque è tutta per la giornata di domani, quando il Congresso degli Stati Uniti potrebbe finalmente approvare il tanto atteso piano di salvataggio dei tre big di Detroit, ovvero Gm, Ford e Chrysler.

Gli aiuti - 15 miliardi di dollari, che dovrebbero assicurare liquidità almeno fino a marzo 2009 - verrebbero concessi a fronte di precise condizioni: tra queste, la costituzione di una commissione di supervisione preposta al controllo del processo di ristrutturazione dell'intero settore dell'auto, e la possibilità che i finanziamenti vengano ritirati nel caso in cui le aziende non adottino passi concreti per il loro risanamento.

Il board di supervisione sarebbe composto dai segretari dei dipartimenti del Tesoro, dell'Energia, del Lavoro, del Commercio e dei Trasporti e anche dal numero uno dell'agenzia federale per la protezione dell'ambiente, la Environmental Protection Agency (Epa).

La copertura potrebbe essere trovata attingendo non ai 700 miliardi di dollari del maxi piano di salvataggio per le banche (Tarp), ma al fondo da 25 miliardi di dollari che è stato creato l'anno scorso per aiutare le case automobilistiche a costruire auto più efficienti sul fronte dei consumi.

Gm, Ford e Chrysler dovranno però, secondo le prime indiscrezioni, fare non pochi sacrifici a fronte dei prestiti concessi: porre limiti ai compensi dei dirigenti, smettere di pagare i dividendi agli azionisti, elargire al governo una fetta dei loro futuri guadagni e rimborsare i contribuenti prima di qualsiasi altro azionista.

Intanto sembra che le differenze tra la Casa Bianca e i democratici del Congresso si stiano finalmente riducendo, sebbene le controparti debbano trovare ancora un accordo sui dettagli del piano. (Al.An.)

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