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Aiuti di Stato, Germania divisa

di Luciano Barile

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1 DICEMBRE 2008

La crisi corre sulle quattro ruote, il calo della domanda sta assumendo dimensioni impreviste e preoccupanti. In Germania le case hanno reagito fermando più o meno a lungo la produzione, ma sarà necessario ricorrere anche alla riduzione dell'orario di lavoro e in qualche caso alla rinuncia agli aumenti salariali. Lunghe ferie natalizie e meno produzione dovrebbero mitigare le conseguenze del calo della domanda ed evitare i licenziamenti, almeno in un primo tempo.
Il target produttivo 2009 Mercedes è stato ridotto di 165mila unità, quello Bmw di 65mila. Alla Volkswagen si lavora a un nuovo programma di risparmio di cui non sono ancora stati resi noti i dettagli. Anche le vendite della Porsche sono crollate, ma le casse straripano di profitti dovuti soprattutto ai guadagni della partecipazione alla Volkswagen: gli utili Porsche dell'esercizio 2007/08 ammontano a 11 miliardi contro un fatturato di "soli" 8,6 miliardi.
Alla Audi, che mantiene il target di vendita 2008 di un milione di auto, il gruppo di Wolfsburg deve buona parte della crescita dei primi dieci mesi dell'anno (+2,8%). Nel complesso però il 2009 si preannuncia molto difficile per l'auto tedesca: non solo il mercato interno sarà frenato dalla crisi e dalle decisioni di carattere fiscale che il Bundestag non riesce a prendere, ma le esportazioni, dopo anni di crescita a due cifre, sono attese in netto regresso.
Sarà un anno che dovrà probabilmente segnare l'inizio di un radicale ripensamento dell'automobile, un processo che sarebbe stato saggio avviare nel clima del boom automobilistico degli ultimi anni, magari assieme alla grande industria della componentistica, Bosch in testa. Ora i costruttori chiedono aiuto allo Stato. Le auto, però, non sono banche e i ministri dell'Economia Glos e delle Finanze Steinbrück ritengono che sia l'industria a doversi adeguare alla domanda, e non lo Stato a sostenerla artificiosamente. Le difficoltà dei produttori europei non sono comunque paragonabili a quelle dei colossi americani, che si fanno comunque sentire anche in Germania: Opel, affiliata tedesca di Gm, ha chiesto aiuto allo Stato.
È un caso che darà filo da torcere al Governo: concedendo una garanzia statale alla casa di Rüsselsheim (25.700 dipendenti), non solo aiuterebbe Detroit a risolvere delle difficoltà che non lo riguardano, ma offrirebbe alle altre case tedesche il pretesto per chiedere a loro volta l'ombrello statale.
Intanto, dal mercato interno arrivano cattive notizie. Fino a tutto settembre si era sperato di superare, sia pure di stretta misura, il volume delle immatricolazioni del 2007 (3,1 milioni di unità, contro i 3,8 milioni del 1999, anno record). Ora, dopo il calo dell'8,2% (-10,3% Bmw e -17,2% Daimler) in ottobre, non si esclude che le immatricolazioni nel 2008 finiscano per avere addirittura un 2 davanti alla virgola.
Mentre il 2009 sarà tutto da vedere alla luce di ciò che la recessione porterà alla Germania. Comunque, la situazione è ancor più preoccupante perché in difficoltà non saranno soltanto le case automobilistiche, ma anche l'industria della componentistica. Non bisogna infatti dimenticare che in Germania un posto di lavoro su sette dipende in modo diretto o indiretto dall'automotive, e che i dipendenti diretti del comparto sono circa 750mila. L'efficacia di un eventuale pacchetto di aiuti europei dipenderà dalla dimensione e dalla durata della crisi, oltre che dalla decisione e dalla rapidità con cui industria e Governo definiranno un moderno progetto di mobilità.
Non sono solo gli ecologisti, infatti, a sostenere che in questo momento sarebbe sbagliato sovvenzionare un'industria dell'auto che continua a produrre delle autovetture che ormai appartengono concettualmente al passato.
La Daimler, seguendo l'esempio di Deutsche Bank, ha dichiarato di voler affrontare le difficoltà con le sue sole forze, a patto però di riuscire a continuare a procurarsi denaro fresco sul mercato dei capitali. Il gruppo di Stoccarda, come del resto Bmw e Volkswagen, potrebbe infatti avere difficoltà a reperire sui mercati internazionali i capitali necessari a finanziare la vendita e il leasing delle sue automobili.
Dopo i primi dieci mesi eccellenti per l'export, in volume addirittura superiore al 2007, anno del record assoluto, le esportazioni di auto tedesche sono diminuite in ottobre del 10% a 336.600 unità. Comunque sia, quest'anno i bilanci dei produttori tedeschi chiuderanno tutti con un buon utile, anche se non esorbitante come quello della Porsche.

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