Ford riduce la propria partecipazione nel capitale azionario di Mazda. Il gruppo statunitense ha annunciato in una nota che venderà parte delle sue azioni nella giapponese Mazda Motor, anche se la joint venture trentennale tra le due società non verrà interrotta. La percentuale di azioni di Ford in Mazda scenderà così dal 33,4% al 13% e genererà un guadagno netto per il gruppo guidato da Alan Mulally stimato in circa 540 milioni di dollari. La mossa del colosso automobilistico di Detroit, precisa la nota, «é in linea con l'intento della società di rafforzare il bilancio e assicurarsi, al tempo stesso, le risorse necessarie per finanziare i progetti guida del piano di riposizionamento del brand Ford a livello mondiale».
Le azioni vendute da Ford dovrebbero, secondo la stampa giapponese, essere acquisite da un gruppo di società immobiliari e assicurative, anche se la stessa Mazda rileverà dalla casa di Detroit - che resterà il maggiore azionista della compagnia giapponese - il 6,87% delle sue azioni fino a 17,9 miliardi di yen (185 milioni di dollari). Il gruppo giapponese ha anche fatto sapere che due dei tre componenti del board in quota Ford lasceranno l'incarico mentre il vice presidente esecutivo Takashi Yamanouchi è in lizza per diventare nuovo presidente e amministratore delegato.
Ford è entrata in Mazda nel 1979 ed è poi salita al 33,4% nel '96, ma con la crisi che ha travolto il settore dell'auto, nel terzo trimestre di quest'anno la compagnia il colosso statunitense ha già perso 129 milioni di dollari e sarà costretta a tagliare circa il 10% dei posti di lavoro.
Ford e Mazda restano tuttavia partner, anche perchè la casa di Dearbon e quella di Hiroshima hanno in comune piattaforme e modelli. Ad esempio Mazda 6 e Ford Mondeo sono strettamente imparentate, dalla linea non si direbbe, ma il pianale è il medesimo. Stesso discorso per Focus e Madza 3, mentre la Mazda 2 è "cugina" della Fiesta. Anzi nella seconda meta degli anni '90 la piccola Mazda e la compatta Ford erano in pratica la stessa vettura. Cambiava solo l'emblema sulla calandra e tutte e due uscivano dalla fabbrica inglese di Daghenam. Il mantenimento di una politica di strette sinergie, su motori e piattaforme è vitale per la casa americana e per quella del Sol Levante: solo così è possibile ridurre i costi e recuperare quella profittabilità che l'industria auto sta perdendo.